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Un nuovo modello di sviluppo per Catania, che parta dalla cultura e dall’arte, mettendo massimamente a profitto il brand di Vincenzo Bellini
Un nuovo modello di sviluppo per Catania, che parta dalla cultura e dall’arte, mettendo massimamente a profitto il brand di Vincenzo Bellini. È l’idea emersa durante il convegno “Bellezza e mobilità sostenibile nella città di Bellini”, tenutosi all’aula magna del Rettorato e voluto da Città metropolitana di Catania, Ferrovia circumetnea, Teatro Massimo “Bellini”, Università degli Studi di Catania, Associazione musicale “Pedara per Gianluca Campochiaro”.
Già durante i saluti istituzionali, il sindaco metropolitano, Salvo Pogliese, ha espresso con decisione l’auspicio che l’Italia si doti al più presto «di una legge per l’istituzione di un festival internazionale belliniano come quelli già operanti a Bergamo, Parma e Pesaro su Donizetti, Verdi e Rossini. Un impegno certo economicamente gravoso, che è compito di uno Stato sostenere. Va da sé che un simile festival, sicura attrazione turistica, darebbe un impulso incredibile all’economia non solo di Catania, ma dell’intera regione». Il sindaco ha poi evidenziato il «contributo davvero importante dato dall’università all’evoluzione della nostra città. I 42mila abbonamenti metro gratuiti per gli studenti sono stati un passo avanti decisivo verso un reale mutamento di abitudini degli studenti e verso una compiuta mobilità sostenibile».
Per Sebastiano Gentile, direttore d’esercizio della Ferrovia circumetnea, «ormai vi è un rapporto stretto fra la cittadinanza e chi gestisce la metro, con un serrato confronto sui social che mostra proprio quanto la mobilità sostenibile stia a cuore alla gente, che chiede di continuo il potenziamento del servizio, nonché di essere coinvolta. E noi stiamo pensando a interessare l’utenza anche su idee varie, per fare meglio comprendere come la metro sia un bene di tutti, un tassello messo a sistema che insieme ad altri tasselli può rappresentare un modello nuovo di sviluppo».
Roberto Grossi, sovrintendente Teatro Massimo “Vincenzo Bellini”, ha dal canto suo puntato sull’importanza di un brand come quello del Cigno di Catania: «una ricerca universitaria ha provato come attorno all’Arena di Verona ruoti un indotto di circa 600 milioni di euro l’anno. Davvero il festival belliniano potrebbe diventare il futuro della Sicilia, riconnettendo anche il tessuto sociale, le famiglie, i lavoratori, i giovani».
Una linea in sintonia con quella di Maria Caterina Paino, direttore del Dipartimento umanistico dell’Università, per la quale «serve che le istituzioni si impegnino nel rilancio della cultura a Catania, che significa rilancio della città intera».
Il giornalista Domenico Ciancio, chiamato a moderare l’evento, ha dal canto suo notato «l’importanza che oggi hanno i numeri, un tempo trascurati, numeri che aiutano molto a comprendere la realtà. Basti pensare ai 5 milioni e 700mila passeggeri della metropolitana, un dato che rende l’idea di come stiano rapidamente mutando le abitudini dei catanesi, con la metro che è davvero la spina dorsale dell’università, con le diverse fermate utilizzate in maniera massiccia dagli studenti per recarsi a lezione nella varie facoltà».
Matteo Ignaccolo, professore ordinario di Trasporti all’Università di Catania, dopo aver portato i saluti del magnifico rettore Francesco Basile, impossibilitato a intervenire, ha spiegato la logica di quel che si intende per “mobilità sostenibile”, «che deve costare poco, non inquinare e consentire a ognuno di accedere alla destinazione voluta, contribuendo a limitare per quanto possibile anche la piaga dei morti su strada».
Un accorato appello a regolamentare la vita notturna in centro città è poi venuto dall’attore Pippo Pattavina, che ha evidenziato «il fenomeno degli ultimi anni della fuga da Catania, specie dalla zone della cosiddetta movida, in preda a un chaos per nulla elegante che rende impossibile vivere ai residenti».
Graziella Seminara, presidente del Conservatorio “Vincenzo Bellini”, docente universitaria e componente del comitato scientifico del Premio Campochiaro, ha sottolineato con forza «come l’arte possa concorrere a un nuovo modello di sviluppo, a Catania basato soprattutto su Bellini, ma in generale anche sul turismo letterario. Chiaramente, un festival belliniano di richiamo internazionale determinerebbe un sviluppo assolutamente considerevole per la città».
Per Maria Rosa De Luca, professore associato di Musicologia e Storia della musica all’Università di Catania, «fra le diverse funzioni della musica, oltre a quella estetica, vi è anche il condizionare i comportamenti, gli acquisti a esempio. Noi oggi stiamo ragionando su una ulteriore funzione, di grande interesse: riprogettare l’idea culturale della città partendo appunto dalla musica».
Candeloro Bellantoni, direttore generale dell’Università di Catania, ha spiegato quanto «la scelta per la mobilità sostenibile sia stata una scelta precisa e ponderata per l’ateneo, un forte investimento nel quale abbiamo creduto e crediamo con determinazione. Per noi è molto importante che gli studenti frequentino le lezioni e comprendiamo, dati alla mano, come il costo della mobilità sia talvolta superiore allo stesso costo delle tasse d’iscrizione. Il nostro intervento è stato di peso, perché 42mila abbonamenti non sono cosa da poco, ma è doveroso sottolineare il clima favorevole in città, con una grande disponibilità alla sinergia da parte di molti attori istituzionali».
Nella sua relazione di sintesi, Antonio Pogliese, componente del consiglio d’amministrazione dell’Università di Catania, ha evidenziato «il valore politico del convegno, nel senso che questo si è interessato ai grandi temi della polis, della nostra città. Perché la principale criticità della Sicilia è l’assoluta eccellenza del merito coniugata purtroppo con l’assoluta inadeguatezza del metodo. La sinergia fra le istituzioni, soprattutto in tale contesto, diviene allora una pre condizione senza la quale non si va da nessuna parte. Ovvio, quindi, come all’ateneo tocchi il ruolo di catalizzatore fra le varie componenti della città, specie in un momento come l’attuale, con il dissesto che non è tanto il fallimento dell’ente Comune, quanto del sistema Catania nel suo complesso. Perché è il vecchio modello di città a essere saltato, sia chiaro. Si può puntare sulla cultura e sul relativo turismo, come diffusamente evidenziato oggi, ma anche sulla logistica e i trasporti, partendo dalla constatazione di come in Sicilia l’80% delle merci, a cominciare dall’acqua minerale, vengano importate».