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Studenti, magistrati, forze dell'ordine, docenti e operatori sociali a confronto
Secondo gli ultimi dati Istat e del Ministero dell’Interno sono state 149 le donne vittime di omicidi volontari nel 2016 in Italia. Di questi, almeno 3 su 4 sono stati commessi in ambito familiare: 59 sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente.
Nel 2017 la media è di una vittima ogni tre giorni. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 (il 71,9%) in famiglia. Sempre nell’ultimo decennio in Italia, la quota di omicidi avvenuti in ambito familiare ha oscillato da un minimo del 63% nel 2010 ad un massimo del 77% nel 2014, per poi scendere al 73,2% nel 2016. Una vera e propria strage, che spesso riguarda anche adolescenti come dimostrano alcuni ultimi terribili casi di cronaca: quello di Noemi Durini, la sedicenne uccisa il 3 settembre dal suo fidanzato di 17 anni, o quello di Nicolina Pacini, 15 anni, uccisa dall'ex partner della mamma.
Numeri drammatici che fanno capire la gravità del problema della violenza di genere. Di questa piaga si è parlato questa mattina nell’aula magna del dipartimento di Scienze politiche e sociali nel corso del convegno “Dalla parte delle donne contro la violenza”, promosso dalla Questura di Catania, in collaborazione con l’Università di Catania. Un incontro che cade a pochi giorni dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, celebrata in tutta Europa il 25 novembre, organizzato per esaminare i diversi profili delle cause e della prevenzione di questo triste fenomeno, della repressione e delle denunce, della educazione sociale, del ruolo dei media e del sostegno da riservare alle vittime.
Il convegno - moderato dal docente di Diritto penale Salvatore Aleo – è stato aperto dagli indirizzi di saluto della prof.ssa Delia La Rocca, docente di Diritto privato al Dsps, che da sempre si occupa del problema della violenza di genere, e del questore di Catania Giuseppe Gualtieri, e ha visto la partecipazione del procuratore aggiunto della Procura della Repubblica nel Tribunale di Catania Marisa Scavo, del vicequestore aggiunto della Polizia di Stato Giuseppina Neri (responsabile Ufficio Minori e Stalking della Questura) e della presidente dell'associazione Thamaia Onlus Anna Agosta.
“L’uscita delle donne dall’inferno della violenza - ha esordito il questore Gualtieri-, è un percorso molto complesso e a volte troppo lungo. Per questo è importante fare rete: istituzioni, forze dell’ordine, magistratura e associazioni di volontariato devono collaborare attivamente per la difesa delle persone più deboli. I giovani vanno educati al rispetto e al dialogo come strumento di risoluzione dei problemi. Proprio per sottolineare l’importanza della formazione abbiamo scelto una sede universitaria per l’incontro odierno e in particolare questo dipartimento che grazie alle sua attività sta emergendo con prepotenza nel panorama culturale catanese”.
“Quello odierno – ha spiegato il prof. Aleo -, è un convegno particolarmente importante perché studenti, docenti e addetti ai lavori delle istituzioni (magistrati, funzionari e agenti delle forze di polizia, assistenti sociali, medici e operatori del volontariato) possono confrontarsi su una materia tanto delicata quanto fondamentale. Mi sembra assai significativo che questi messaggi vengano dalla sede della nostra Università e abbiano come primi testimoni i nostri studenti: il ruolo della formazione dei giovani è determinante per costruire una società più giusta e meno maschilista”.
“È una problematica complessa con mille sfaccettature -ha poi affermato la prof.ssa La Rocca-. Dobbiamo considerare che fino a pochi decenni fa la violenza domestica era istituzionalizzata e giuridificata, basti pensare al delitto d’onore. Oggi c’è sicuramente una maggiore consapevolezza da parte delle vittime, ma non sappiamo ancora con certezza se il fenomeno è in aumento o se ad aumentare è stata l’emersione del problema, anche grazie alle nuove leggi di tutela”.
“Quello del femminicidio - ha poi evidenziato la dott.ssa Scavo - è un problema che si vive con molto allarme nella società odierna. Io penso che, se da un lato esiste una maggiore tutela delle donne e un’attenzione dei media che ha portato ad una crescente emersione del problema, dall’altra parte oggi si assiste ad un aumento della violenza, non solo tra le mura domestiche. Dal nostro lavoro quotidiano possiamo notare che la crisi economica ha influito pesantemente sull’aumento del fenomeno. La crisi porta infatti ad una depressione di chi la vive che viene spesso sfogata contro i soggetti più vicini e più deboli”.
“Un altro fattore -ha continuato la dott.ssa Scavo- è quello dei litigi fra coniugi in fase di separazione che sono impegnati in cause per l’assegnazione della casa familiare. Queste liti spesso fanno emergere conflittualità represse che si traducono in episodi di violenza inquietanti”.
“Oggi - ha concluso la dott.ssa Scavo- esistono leggi più adeguate rispetto al passato per fronteggiare questa emergenza sociale, basti pensare alla Legge 119/2013, la cosiddetta legge sul femminicidio e il decreto legislativo 212/2015, in attuazione di una specifica direttiva dell’Unione Europea, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato”.
Violenza sulle donne non significa solo femminicidio, a questo infatti si aggiungono violenze quotidiane che sfuggono ai dati ma che, se non fermate in tempo, rischiano di fare altre vittime: sono infatti migliaia le donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate. Quasi 7 milioni, sempre secondo i dati Istat, quelle che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso. Più di 3 milioni di donne hanno subito stalking, il 16,1% delle donne.
A parlare del fenomeno dello stalking nella provincia catanese è stata la dott.ssa Neri, promotrice dell’incontro: “Dalla data di entrata in vigore della normativa in materia di stalking e la successiva approvazione della legge sul femminicidio, l'Ufficio Minori e Stalking della Questura di Catania ha trattato complessivamente 735 richieste di ammonimento e ha emesso 302 ammonimenti. Solo nel 2017 ne sono stati emessi ben 31. Nel 90% circa dei casi l'ammonimento è stato emesso nei confronti di soggetti di sesso maschile legati alle vittime (tutte di sesso femminile) da una relazione affettiva, attuale o pregressa”.
I dati nazionali dicono che chi ha subito stalking, nel 78% dei casi, quasi 8 vittime su 10, non ha cercato aiuto. A volte il passo più difficile è proprio la denuncia. “Anche per questo - ha spiegato la dott.ssa Agosta - è nata la rete antiviolenza catanese. Un lavoro difficile che però è molto apprezzato dal territorio. Per spingere le persone offese alla denuncia è necessario aumentare la loro fiducia verso le forze dell’ordine e le istituzioni. Per loro organizziamo corsi di formazione specifici, affinché si crei un linguaggio comune con le donne maltrattate”. “Cerchiamo di supportare le vittime attraverso un percorso specifico - ha concluso la dott.ssa Agosta-, dando loro supporto medico e psicologico”.