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Intervento della prof.ssa Francesca Longo, ordinario di Scienza politica al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Catania
Il 9 maggio 1950 il ministro degli esteri francese Robert Schuman presentò al Parlamento di Parigi il progetto di una forma originale di collaborazione tra gli Stati europei che, partendo dalla cooperazione nel campo della produzione delle materie prime di cui il continente aveva bisogno per ricostruire le infrastrutture distrutte dal conflitto mondiale, riuscisse a portare finalmente la pace tra stati che per più di cento anni si erano fatti la guerra. Nasceva due anni dopo con la Firma del Trattato di Parigi la Comunità del Carbone e dell’Acciaio (CECA) alla quale, poi, è seguita nel 1957 la firma del Trattato di Roma che ha istituito la Comunità Economica Europea.
La “Dichiarazione Schuman”, considerata l’atto di nascita di quella che oggi è l’"Unione Europea” inizia con queste parole: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”.
La decisione di istituire, proprio il 9 Maggio, la celebrazione della “giornata per l’Europa” si deve al Consiglio Europeo, la riunione dei capi di stato e di governo degli stati membri dell’Unione che nel 1985, si riuniva per rinnovare quel sistema di regole stabilito negli anni ’50 e rivedere i Trattati alla luce della nuova realtà che l’Europa, e il mondo intero, vivevano a metà degli anni ’80.
La “Giornata dell’Europa” che - insieme alla bandiera con le dodici stelle, l’Inno alla Gioia, il motto “Uniti nella diversità” e all’euro - ha fornito all’Unione un apparato simbolico, venne istituita in un periodo in cui l’integrazione europea e l’Europa, vivevano una stagione di grande sviluppo. Erano entrate nella Comunità la Grecia (1981) la Spagna e il Portogallo (1986) ritornate alla democrazia e si approvava la prima importante riforma dei Trattati istitutivi, l’Atto unico Europeo, che approfondiva l’impegno politico degli stati membri e avviava una stagione di grandi riforme che porteranno in breve tempo alla trasformazione della Comunità economica in Unione Politica con la Firma del Trattato di Maastricht nel 1993.
Oggi, 9 maggio 2022, l’Unione Europea celebra la sua giornata in un contesto differente, caratterizzato da un lungo decennio di crisi di diversa natura e da un conflitto che, pur non essendo certo né unico, né più crudele e disumano di altri, è però il primo del dopoguerra che pone una sfida aperta al complesso di regole, principi e istituzioni che governano le relazioni internazionali. La fine della guerra fredda ha comportato una profonda modifica delle regole di convivenza tra stati che erano state decise alla fine della guerra mondiale e basate da un lato sul multilateralismo e dall’altro sull’equilibrio di potenza tra USA e URSS.
Dopo l’implosione dell’URSS, la potenza egemone, gli USA, ha riorientato la politica estera, la NATO ha sviluppato un nuovo concetto strategico in cui le minacce non statali, quali il terrorismo, i gruppi criminali transnazionali, le minacce alla sicurezza energetica, hanno assunto un ruolo prioritario; la Cina è apparsa quale unica potenza in grado di “sfidare” l’egemonia degli USA ed è entrata a pieno titolo tra gli stati che contribuiscono a determinare le politiche internazionali. In questo contesto anche l’Unione Europea ha mutato il suo ruolo. Ha incluso molti paesi dell’Europa orientale, contribuendo al consolidamento delle nuove democrazie ed ha sviluppato una sua identità di “promotore di norme” nel sistema internazionale.
L’articolo 21 del Trattato sull’Unione Europea impegna quest’ultima a svolgere le sue azioni internazionali sulla base di quei principi che ne hanno informato la creazione: democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Oggi la Russia sta utilizzando la guerra, tradizionale mezzo delle relazioni internazionali che avevamo pensato ormai in disuso, per partecipare alla riformulazione delle regole della convivenza internazionale.
La “Giornata dell’Europa” oggi assume un carattere particolare in quanto in questo contesto di profonde trasformazioni, l’Unione Europea è chiamata a giocare un ruolo cruciale sia nella ridefinizione degli assetti politici e di sicurezza del continente e del sistema globale sia nel ripristino dei meccanismi diplomatici e negoziali per la risoluzione dei conflitti di interesse tra stati.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha citato la dichiarazione Schuman ribadendo la necessità di “sforzi creativi” per garantire la pace.
Il 9 maggio 2022 è anche il giorno in cui si chiuderà la “Conferenza sul Futuro dell’Europa”, iniziativa lanciata il 9 maggio dello scorso anno e che ha permesso alle istituzioni europee una forma di consultazione “dal basso” che si è svolta attraverso iniziative che hanno permesso ai cittadini e alle cittadine di esprimere, in varie forme, la loro opinione su ciò che si aspettano dall’Unione Europea e di fare sentire la loro voce nella definizione delle politiche future dell’Unione.
Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi parlando al Parlamento Europeo il 3 maggio scorso ha citato la Dichiarazione Schuman sottolineando la natura incrementale del processo di integrazione Europea e ricordando che “l'Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme”. Ma nel suo discorso, il Presidente Draghi ha anche tracciato una direzione di riforma dell’Unione Europea affermando la necessità di una revisione dell’assetto istituzionale che ha servito bene i cittadini europei fino ad oggi ma che ora si rivela inadeguato.
Oggi è necessario uno sforzo ulteriore di quella creatività su cui Robert Schuman ci invitava a riflettere e riprendere il cammino di riforma dei Trattati dell’Unione verso quello che Draghi ha definito un federalismo pragmatico, che sia in grado di governare le trasformazioni in corso. Questo sforzo non può prescindere da una riformulazione del patto costituente su cui si fonda l’Unione. Quella che oggi chiamiamo l’Unione Europea è il risultato di un progetto che ha avuto come principale obiettivo riportare la pace nel continente europeo. Ma la pace non è solo assenza di guerra. La pace è un patto di convivenza tra persone che si deve fondare sul rispetto di regole condivise, dello stato di diritto e dei diritti umani.
L’augurio che oggi facciamo all’Unione Europea nel giorno del suo 70° compleanno è di riuscire ad avere uno sprazzo di rinnovata creatività per rinnovare il patto costituente e per promuovere all’interno e all’esterno dei confini dell’Unione i principi su cui la nostra convivenza si è fondata dal 1952: pace, solidarietà, rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, uguaglianza e lotta alle discriminazioni. Per fare questo percorso è necessario prendere a bordo i cittadini e le cittadine che durante la Conferenza sul Futuro dell’Europa hanno presentato le loro domande e fatto sentire le loro voci.
La prof.ssa Francesca Longo