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Ecco il nuovo Museo archeologico dell'Università di Catania

Presentato in anteprima a Palazzo Ingrassia nell'ambito del congresso dell'International Council of Museums (Icom), il museo aprirà ufficialmente le sue porte alpubblico entro la fine dell'anno

19 Ottobre 2015
Chiara Racalbuto

Il Museo Archeologico dell'Università di Catania è finalmente una realtà.
Sabato 17 ottobre, nei locali di Palazzo Ingrassia, dove ha sede, si è svolta la cerimonia di presentazione alla città del primo museo archeologico di Catania. Uno dei pochi musei universitari a livello nazionale.
Vasi policromi, terrecotte figurate, lucerne, pissidi e altri preziosi reperti, dall'epoca preistorica all'età tardo antica e medievale, insieme con falsi di alto livello artigianale del primo '900, si sono scrollati di dosso la polvere per mostrarsi, in tutta la loro bellezza, a studiosi e semplici cittadini.
Ad introdurre l'evento, organizzato nell'ambito del convegno internazionale Icom su "Musei e Patrimonio dell'Umanità", il rettore dell'Università di Catania, Giacomo Pignataro, il sindaco di Catania, Enzo Bianco, il direttore del dipartimento di Scienze umanistiche, Giancarlo Magnano San Lio, il docente dell'Ateneo di Catania, Edoardo Tortorici, curatore del lavoro di schedatura e catalogazione del museo, e Daniele Lupo Jallà, presidente della sezione italiana della Società internazionale dei musei.

"Raccolgo il testimone di una lunghissima storia - ha esordito il rettore - cominciata tanti anni fa con la donazione all'Università, da parte di Paolo Orsi, di alcuni pezzi pregiati, e soprattutto con il lavoro importantissimo dell'esimio archeologo Guido Libertini, la cui collezione rappresenta il corpus più sostanzioso della raccolta".
Il Museo, che aprirà ufficialmente al pubblico entro la fine dell'anno, è stato realizzato grazie alle risorse del progetto Catania-Lecce ed al contributo del Cnr e rappresenta il primo passo verso la concretizzazione di una serie di attività legate alla valorizzazione complessiva dell'intero sistema museale dell'Ateneo che comprende anche l'Orto Botanico, il Museo di Zoologia, il Museo di Scienze della Terra, il Museo degli Strumenti antichi di Fisica, il Museo della Fabbrica del Monastero dei Benedettini ed il Museo Città della Scienza.

"Il Museo Archeologico è solo uno dei tasselli del prossimo Sistema Museale di Ateneo - ha proseguito Pignataro - un importante progetto che l'Università di Catania sta portando avanti e che raccoglierà diverse collezioni destinate non solo agli studenti e ai ricercatori, ma all'intera città. Le università, a Catania come altrove, devono continuare ad essere un punto di riferimento importante per la produzione e la diffusione della conoscenza".
Si rinsalda, dunque, il rapporto fra Università e territorio. La cultura, spogliatasi della sua aura elitaria, esce così dalle sale universitarie per abbracciare l'intera città in un connubio che possa valorizzare e impreziosire entrambe.
 "Siamo felici che Catania si arricchisca di questo museo, uno dei pochi a livello nazionale dedicato all'archeologia e curato da un'università - ha affermato il sindaco Bianco -, rivolgo i miei ringraziamenti al rettore e al direttore del Disum per aver contribuito a realizzare un progetto che rappresenta un passo avanti per la nostra città".

Dello stesso parere il docente Tortorici, il quale ha sottolineato la "propria soddisfazione nel riuscire a mettere questo patrimonio a disposizione della città di Catania e l'importanza della presenza delle istituzioni alla cerimonia di inaugurazione a testimonianza della rinnovata collaborazione fra la città ed i luoghi di studio e cultura catanesi".
La realizzazione del Museo ha coinvolto non solo studiosi e addetti ai lavori, ma anche studenti, in particolar modo quelli afferenti ai corsi di laurea in Beni culturali e Archeologia, come ha evidenziato il direttore del Disum, Magnano San Lio: "Il coinvolgimento pieno degli studenti, i quali hanno dato un contributo essenziale, è stato molto importante e bello perché lavorano con noi, vivono e sentono il Monastero dei Benedettini e il dipartimento di Scienze umanistiche, in generale, come una cosa loro". "E' un importante ritorno alla vecchia idea di Università, che vede studenti e docenti insieme, uniti a lavorare per la stessa causa" ha aggiunto Magnano San Lio.

Un'università che, tramite la creazione e la valorizzazione dei suoi musei, intende cpsì oltrepassare la pura teoria e virare verso un uso più pratico della cultura e della didattica, che possa costruire occasioni in cui si uniscano studio e lavoro.
"Noi che lavoriamo nei musei abbiamo un gran bisogno di professionisti del settore - ha spiegato Jallà -, figure che sappiano unire la pratica alla teoria. I musei devono riacquisire un ruolo didattico, come nel passato: un tempo, infatti, avevano una funzione formativa, erano parte essenziale del bagaglio culturale di scienziati e artisti, educavano al gusto, creavano occasioni di confronto e riflessione. Ci auguriamo che il museo didattico torni ad essere uno strumento di studi di formazione".
 
A conclusione degli interventi, con un simbolico taglio del nastro, il rettore ha aperto le porte della nuova struttura al pubblico presente, impaziente di ammirare in anteprima le pregevoli collezioni.