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Secondo il prof. Roberto Danovaro, con un’adeguata pianificazione dello spazio marittimo e grazie alle aree marine protette l’Isola ha tutte le carte in regola per essere protagonista in Europa per la “crescita blu”
“Con un’adeguata pianificazione dello spazio marittimo, e grazie alle sei aree marine protette e ai tre distretti tecnologici, la Sicilia può essere protagonista della strategia europea “Blue Growth” della Commissione europea finalizzata ad una crescita ecosostenibile nei settori marino e marittimo”. Lo ha affermato il presidente della Stazione zoologica "Anthon Dorn" di Napoli Roberto Danovaro, che martedì pomeriggio ha tenuto, nella sede della sezione di Scienze della Terra del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, una lectio magistralis dal titolo "Quale futuro per i nostri mari?" nell'ambito della tappa catanese del ciclo itinerante "Eni Award Lectures".
“L’Isola – ha spiegato Danovaro, Vincitore dell'Eni Award 2013 per la sezione "Protezione dell'ambiente marino" dopo l’introduzione del direttore del dipartimento Carmelo Monaco - ha un potenziale enorme in questo settore perché la presenza delle sei aree marine protette, a cui se ne aggiungeranno presto altre tre, oltre a proteggere la biodiversità, ha garantito effetti positivi per gli ecosistemi, in termini di risorse ittiche per i pescatori ed anche per la depurazione delle acque. E’ ovvio, però, che in queste aree le autorità debbano far rispettare le regole. Occorre poi una pianificazione regionale che metta insieme trasporto marittimo, attività portuali e diportistiche grazie anche alle ricerche e studi degli atenei indispensabili in questo settore per definire azioni e soluzioni utili a garantire lo sviluppo ecosostenibile del territorio e degli ecosistemi”.
“E’ essenziale rispettare il mare, sia chiaro a tutti – ha esortato ancora il docente Biologia ed Ecologia marina all'Università Politecnica delle Marche - perché tutto ciò che buttiamo ce lo rimangiamo a tavola o danneggiamo settori importanti come il turismo fondamentale per una regione come la Sicilia. Ma penso anche al rafforzamento del sistema immunitario che avviene grazie all’aerosol marino. I giapponesi hanno capito questo concetto semplice che, tra le altre cose, è ormai imposto dall’Unione europea tramite la strategia Europa 2020. Se non raggiungiamo gli obiettivi fissati dalla strategia, come la qualità ambientale dei nostri mari che in questo momento, in alcune realtà, è ben lontana dai parametri stabiliti, andremo incontro alle sanzioni con l’obbligo di dover poi anche intervenire. In poche parole un doppio costo che possiamo evitare tramite interventi preventivi sugli habitat marini”.
Lo studioso ha inoltre evidenziato come “in Europa si stia procedendo con la mappatura del territorio marino al fine di mettere insieme, come per la terra ferma, i settori pesca, ambiente, demanio e autorità portuali. Grazie alla creazione di un cluster Blue Growth voluto dal ministro della Ricerca Stefania Giannini, tutte le conoscenze su riduzione delle fonti di impatto ambientale saranno messe insieme perché la vera sfida emersa oggi è legata alla presenza su determinati territori di impatti multipli, che si chiamano stressori, che alterano l’ambiente a causa anche di scelte sbagliate nell’uso delle risorse e delle alterazioni delle realtà costiere”.
Ha concluso l’incontro Alberto Maliardi (Eni Research and Technological Innovation for Drilling and Completion) illustrando le Eni Blue Sea Technologies: il Clean Sea, sistema autonomo e robotizzato per il monitoraggio e le ispezioni sottomarine, il Dual Rov – Killing System e il Rapid CUBE, sistemi legati alla sicurezza delle operazioni in mare profondo. “A tal proposito, nel 2015 è stato realizzato a Gela il “Safety Competence Center”, centro di formazione per la sicurezza per le operazioni, dove sono state dislocate le tre tecnologie e rese disponibili a tutti i siti di Eni” ha aggiunto Maliardi.