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L'intervento del prof. Giovanni La Via, direttore generale dell'Università di Catania, per celebrare il giorno del 1950 in cui Robert Schuman, ministro degli Esteri francese, presentò il piano di cooperazione economica ideato da Jean Monnet
Qui si fa l’Europa o si muore. Mi torna in mente la famosa frase attribuita a Giuseppe Garibaldi, che l’eroe dei due Mondi avrebbe pronunciato proprio nel mese di maggio di 161 anni fa, in Sicilia, esprimendo la paura di essere sopraffatto con i suoi uomini dalle truppe Borboniche.
I timori dei cittadini europei oggi sono tantissimi, forse l’unico incubo che non intravedono all’orizzonte è proprio quello della guerra, dalla quale il Risorgimento prima, la Resistenza, e la creazione del progetto europeo voluto dai padri fondatori dopo, ci hanno allontanato, speriamo, per sempre. La pandemia ha chiarito gli schieramenti della battaglia che combattiamo oggi: l’umanità da una parte e il virus dall’altra, tutti gli uomini e le donne di buona volontà contro un unico nemico invisibile. E quando la storia mette tutti dalla stessa parte, quando la gravità degli eventi unisce, al di là della provenienza geografica, del colore politico o della condizione economica e sociale, succedono grandi cose, grandi tragedie, ma anche grandi rinascite. Coloro che oggi sono madri, padri, figlie e figli, queste grandi rinascite le hanno lette solo nei libri o immaginate grazie ai racconti appassionati dei loro nonni. E forse proprio per questo i giovani cittadini dell’Europa sono oggi sfiduciati, e hanno difficoltò a credere in una rapida ripresa.
Il 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa, è la data in cui si ricorda quel giorno del 1950 in cui Robert Schuman, ministro degli Esteri francese, presentò il piano di cooperazione economica ideato da Jean Monnet, e che segnò l’inizio del processo di integrazione europea. Poco meno di un anno dopo sei paesi europei, tra cui l’Italia, mettevano a fattor comune la produzione di risorse energetiche, per favorire la ricostruzione dei territori distrutti dalla seconda guerra mondiale e aprivano la strada verso la moderna Unione Europea dei 27.
In concomitanza con la Festa dell’Europa quest’anno al Parlamento europeo a Strasburgo si terrà il 9 maggio, alle 14, in diretta Facebook, l’evento inaugurale che segna l’avvio della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Interverranno il Presidente del Parlamento Sassoli, la Presidente della Commissione Von Der Leyen e il Primo ministro portoghese Costa in rappresentanza delle principali istituzioni europee, oltre a un discorso di benvenuto del Presidente francese Emmanuel Macron e brevi interventi dei copresidenti del Comitato esecutivo della Conferenza. Saranno presenti nell’emiciclo del Parlamento 27 studenti Erasmus di tutti gli Stati membri e circa 300 cittadini parteciperanno a distanza attraverso grandi schermi televisivi.
La Conferenza sul futuro dell’Europa rappresenta il luogo in cui sarà possibile delineare il profilo dell’Europa di domani, ed è caratterizzata da una serie di dibattiti e discussioni avviati su iniziativa dei cittadini, che promuoveranno il confronto e lo scambio di idee su esigenze e aspettative. Il cuore dell’iniziativa è una piattaforma multilingue digitale pienamente interattiva, all’interno della quale le persone possono entrare in contatto tra loro e discutere le loro proposte con altri cittadini provenienti da tutti gli Stati membri, nelle 24 lingue ufficiali dell’UE. La piattaforma è organizzata attorno ad alcuni temi chiave, che vanno dai cambiamenti climatici alla salute, dal lavoro all’economia e alla tutela dei diritti, passando per l’innovazione digitale, la sicurezza –l’istruzione, i giovani e lo sport.
La conferenza sul futuro dell’Europa è il regalo che il Parlamento Europeo ha preparato per la festa del 9 maggio, in un momento in cui destinare risorse economiche senza precedenti per la battaglia alla pandemia, sembra non bastare. Sono di certo indispensabili gli investimenti, e il Next Generation EU già dal titolo evoca l’impegno per le future generazioni, ma non sufficienti a riabilitare lo spirito e l’intelligenza dei nostri giovani, fortemente provati dall’esperienza vissuta nell’ultimo anno. Serve un’opportunità per credere nella possibilità di determinare la nostra vita, di potere partecipare alle scelte, di aggiungere con le nostre mani un tassello al prossimo futuro. E la Conferenza che si apre il 9 maggio lo è.
Certo, bisogna crederci. Bisogna fidarsi dell’Europa e del fatto che ad un esercizio di democrazia deliberativa così aperto ed inclusivo, che vuole dare voce a tutti, seguano dei fatti e delle azioni concrete da parte delle istituzioni europee. Bisogna credere all’impegno assunto dai vertici europei di dare seguito ai risultati della Conferenza e a fare in modo che i suggerimenti dei cittadini abbiano la forza di incidere sui processi decisionali. Nella dichiarazione comune sulla Conferenza firmata a Bruxelles il 5 marzo scorso, è stato individuato un meccanismo di feedback per garantire che le idee formulate dai cittadini si traducano in raccomandazioni concrete per le future azioni dell'UE. Io ci credo, dobbiamo crederci. Bisogna credere che la pandemia possa, nella sua drammaticità, lasciare un’eredità positiva e una spinta propulsiva al processo di integrazione europeo: o si fa l’Europa o si muore.
Il prof. Giovanni La Via, direttore generale dell'Università di Catania