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In Sicilia quasi un terzo delle richieste complessive nel Paese. I dati emersi dall'incontro a Giurisprudenza con il prefetto Cuttaia
Lo scorso anno, imprenditori e commercianti siciliani che hanno denunciato i loro estorsori o usurai e presentato istanza di elargizione da parte del Fondo di solidarietà per le vittime di questi reati, hanno ricevuto circa 5 milioni di euro, poco meno di un terzo delle richieste complessive nel Paese. La parte del leone l’ha fatta la provincia di Catania, con 2,2 milioni di euro. Cifre significative ma certamente non risolutive, quando si parla di sostegno da parte dello Stato verso chi è colpito da questa forma subdola e infame di aggressione criminale, ma i fondi ci sono, addirittura in parte restano inutilizzati perché mancano le denunce. Di questi strumenti a disposizione dei cittadini e degli operatori economici ha parlato ieri pomeriggio nell’aula magna di Villa Cerami, sede del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, il prefetto Domenico Cuttaia, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, su invito del prefetto di Catania Silvana Riccio.
“L’Ateneo vuole far sentire la propria vicinanza ai cittadini che subiscono questi fenomeni – ha detto il rettore Francesco Basile, accogliendo, insieme con il direttore del dipartimento Roberto Pennisi il prefetto Cuttaia -. Dobbiamo essere promotori e portavoce di un cambiamento delle coscienze, a partire proprio dai giovani, attraverso la formazione nelle nostre aule e l’incontro con i più autorevoli esponenti delle istituzioni, che possono spiegare ai futuri operatori del diritto tutti i vari aspetti di questi problemi che incidono sull’economia sana e sulla vita delle persone”. “Ringrazio l’Ateneo per averci offerto questa possibilità – ha aggiunto il prefetto Silvana Riccio -, a Catania è presente una rete istituzionale che manifesta vicinanza e sinergia sui valori e sugli obiettivi fondamentali, e questo è un indubbio valore aggiunto. Dai giovani ci attendiamo suggerimenti, e anche critiche ove fosse necessario, ma soprattutto un contributo di condivisione delle scelte”.
Il prefetto Cuttaia ha manifestato, a questo proposito, il “desiderio di realizzare insieme con le università dei laboratori su temi di attualità, che possano aiutarci a focalizzare ciò che non funziona nelle normative e possibilmente a migliorarle”. “I numeri – ha osservato – ci devono spingere a far conoscere sempre di più e meglio gli strumenti a disposizione di cittadini e imprenditori colpiti da racket e usura, che rimangono validi ed efficaci e sono a loro disposizione un attimo dopo la presentazione della denuncia. Se in province come Trapani e Agrigento il Fondo di solidarietà non ha distribuito che poche migliaia di euro, vuol dire che questo strumento, fondamentale anche per aiutare le indagini, non è conosciuto oppure viene scartato”. Le normative in questione (la legge 108 del ’96 e la 44 del ’99) esistono da un ventennio, ha osservato ancora il commissario antiracket, sono perfettibili ma restano iniziative di contrasto e sostegno di prim’ordine perché centrano la loro attenzione sulle vittime, andando incontro alle loro necessità.
“Il percorso di approvazione delle elargizioni – ha proseguito – è rigoroso e vede la partecipazione di tanti attori diversi: forze dell’Ordine, prefetture, magistratura, associazioni di categoria e datoriali, anche le associazioni antiracket e antiusura. Insomma viene fatta una puntuale valutazione di congruità e oggettività, ma nei casi accertati i fondi vengono assegnati all’unanimità”. “Bisogna lottare ancora duramente per debellare questi reati – ha concluso il prefetto Cuttaia -, ma è giusto far sapere ai cittadini che cominciano ad essere numerosi i casi di imprenditori che hanno denunciato, sono stati protetti e tutelati, hanno ricevuto i fondi e adesso possono contare su aziende ancora più forti di quanto erano state colpite da questa forma di aggressivo parassitismo. Dobbiamo far sapere a tutti che esiste la carta vincente”.