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I laureati dell’Università di Catania del XVI e del XVII secolo

Presentata una nuova ricerca sui registri dell’archivio diocesano

7 Maggio 2018
Mariano Campo

Ci sono personaggi come Mario Cutelli, laureatosi il 27 settembre 1621, giurista, filosofo e latinista italiano che ricoprì alte cariche giuridiche durante il dominio spagnolo in Sicilia; scienziati umanisti come Lorenzo Bolano (4 dicembre 1599); o ancora teologi di fama nazionale, come Giambattista de Grossis, dottorato in teologia il 10 novembre 1622.

I nomi di questi catanesi illustri compaiono, insieme a quelli di altri 3400 personaggi, accomunati dall’aver frequentato le aule e i maestri del Siculorum Gymnasium tra il XVI e il XVII secolo, nella recente pubblicazione curata da Salvatore Di Lorenzo "Laureati dell’Università di Catania II - Il fondo Registri di laurea dell’Archivio Storico Diocesano (1571-1697)", edita dallo Studio Teologico San Paolo di Catania, che è stata presentata giovedì scorso nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università.

Il volume costituisce il prosieguo di una precedente pubblicazione sugli anni 1449-1571, ed è di estremo interesse per la storia dell’Ateneo e della città: vi si riportano infatti i puntuali elenchi di tutti gli studenti (in ordine alfabetico, per luogo d’origine, per disciplina) che nel periodo 1571-1697 conseguirono la laurea nella nostra Università, ma anche i nomi dei professori che fecero da relatori. Le fonti documentarie pubblicate sono i preziosi registri delle lauree conservati presso l’Archivio Storico dell’Arcidiocesi di Catania: fino agli inizi dell’Ottocento, infatti, la carica di Gran Cancelliere dello Studio (corrispondente all’attuale carica di rettore) era appannaggio dei vescovi della città, anch’essi citati nei vari registri.

Lodando l’appassionata e paziente ricerca del prof. Di Lorenzo, che ha trovato un prezioso supporto nel contributo di mons. Adolfo Longhitano, degli storici Paolo Militello e Giuseppe Barone, e ha potuto contare sulla consolidata collaborazione tra Archivio storico universitario diretto dal dott. Salvatore Consoli e dall’Archivio diocesano diretto da mons. Gaetano Zito, il rettore Francesco Basile ha sottolineato che «ricerche come questa servono soprattutto a ricordarci da dove proveniamo, per capire dove vogliamo arrivare in futuro. Nel periodo studiato, l’Università etnea riusciva ad attrarre parecchi studenti da fuori regione, oltre che da tutta la Sicilia: è quello che stiamo provando a fare noi oggi, quasi 500 anni dopo, nei confronti dei giovani provenienti dai Paesi del Mediterraneo». «Apparentemente è soltanto un elenco di nomi di antichi studenti quello che possiamo leggere – ha aggiunto monsignor Salvatore Gristina -: in realtà, dietro questi nomi ci sono persone, storie, percorsi, avvenuti tanto tempo fa. Ma noi dobbiamo pensare al bene che hanno ricevuto questi studenti, e al bene che a loro volta hanno trasmesso nel corso delle loro vite, rinvigorendo così l’impegno delle nostre istituzioni a servizio della crescita e della dignità umana».

«E’ un lavoro d’archivio molto prezioso – ha considerato lo storico Rosario Mangiameli, annunciando un imminente progetto di ricerca sulla storia dell’Università di Catania collegata alla storia degli altri atenei -, che ci consente di ottenere importanti informazioni sul periodo in cui la nostra università era sotto l’egida del potere dell’arcivescovo, prima del passaggio al potere laico», considerando anche che - come ha ricordato il dottor Consoli - «molti preziosi documenti antichi legati alla vita dell'Ateneo sono andati distrutti nell'incendio che ha distrutto l'archivio del Municipio di Catania, nel 1944». «L’approccio di questa indagine è tendenzialmente di tipo storico sociale – ha aggiunto il prof. Paolo Militello -, colma le lacune della documentazione e integra i numerosi studi precedenti, restituendoci un censimento delle personalità che hanno frequentato quello che allora, grazie ai privilegi concessi dalla monarchia spagnola, era ‘l’Ateneo della Sicilia’». «Grazie a quest’opera – ha concluso il prof. Giuseppe Barone -, oggi disponiamo di una straordinaria base documentaria e statistica, che ci offre nuove possibilità di indagare le fonti e di cercare risposte a nuove domande, soprattutto nell’ottica delle antiche reti della conoscenza europee. Catania allora produceva soprattutto laureati in Legge – utroque iure -, oltre il 60% dei 3500 laureati censiti nei 126 anni considerati, lo Studium era una vera e propria fabbrica di avvocati, magistrati e funzionari pubblici, una classe di giuristi rinomati che ha governato le complesse giurisdizioni dalla fine del medioevo all’ancien regime, tra questi proprio il Cutelli a cui oggi in città sono dedicate vie e scuole. Ma non sono da trascurare, seppur numericamente inferiori, le professionalità dei medici di allora, che furono spesso chiamati a prestare la loro opera in occasione di catastrofi naturali o di ricorrenti pestilenze. In ogni caso, guardando alla provenienza di questi laureati e ai successivi percorsi, oggi ci viene restituita la misura della centralità siciliana dell’Università di Catania».