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Al Polo Bioscientifico sono state presentate le strategie per il comparto cerealicolo siciliano
Puntare a strategie di differenziazione dell’offerta del grano duro, migliorare l’efficienza nei singoli segmenti produttivi, puntare sugli investimenti nel campo della sperimentazione e della ricerca e avviare le assicurazioni multirischio a garanzia del reddito anche nel comparto cerealicolo siciliano. Sono queste le strategie individuate dal prof. Biagio Pecorino dell’Università di Catania per favorire la filiera siciliana del frumento duro nel quadro del comparto cerealicolo nazionale e internazionale. Linee che il docente etneo ha illustrato nel corso del convegno “Nuovi orientamenti per la filiera del frumento duro in Sicilia e prospettive di sviluppo” che si è tenuto stamattina nell’aula magna del Polo Bioscientifico.
Un incontro aperto dal prof. Luciano Cosentino, direttore del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, che ha evidenziato “la necessità di introdurre misure urgenti di sostegno e valide linee di indirizzo affinché gli attori della filiera possano rispondere alle mutevoli condizioni dei mercati alla luce delle criticità che da tempo hanno progressivamente ridotto la competitività del comparto cerealicolo siciliano”.
Un tema caldo su cui anche i presidenti etnei degli ordini degli Agronomi e forestali e Tecnologi alimentari, Corrado Vigo e Daniele Romano, si sono soffermati sottolineando come “l’interazione tra le istituzioni debba essere sempre più fondamentale e costante visto che si parla di colture che interessano in Sicilia quasi 300 mila ettari di territorio che devono fare i conti con la mancanza di piogge, prezzi bassi del grano e di nuovi investimenti oltre all’esigenza di innovazione nella produzione della materia prima”.
“Negli ultimi 40 anni – ha spiegato la prof.ssa Grazia Maria Lombardo dell’Università di Catania – si è assistito a modifiche della produzione e dei metodi produttivi con esiti positivi e anche negativi. Si è registrata una contrazione delle superfici coltivate quasi della metà sui 500 mila ettari originari e anche uno spostamento della coltivazione del frumento verso il Nord-Italia”.
“Eppure stiamo parlando dei cereali che stanno alla base dell’alimentazione umana e degli allevamenti e ormai impiegati anche per realizzare energia e bioplastiche – ha spiegato il prof. Pecorino -, la Sicilia oggi ha una «quota grano» del 20% in Italia e nonostante l’impegno delle istituzioni e degli enti di ricerca assistiamo ad attori distanti tra loro e poco collegati al consumatore”.
“Oggi si continua a produrre più di quanto si consuma e la Fao ha documentato che negli ultimi decenni le superfici investite a grano sono prima cresciute (240 milioni di ettari) e poi stabilizzate intorno ai 220 milioni con rese triplicate e una produzione pari a 750 milioni di tonnellate – ha aggiunto il prof. Pecorino -. Il comparto agro-industriale cerealicolo ha una incidenza del 17% sul fatturato globale del settore agricolo pari a 4,5 miliardi di euro e relativamente alla parte industriale rappresenta il 12% del totale con fatturato di 15,5 miliardi di euro. È palese che il comparto cerealicolo ha una valenza strategica a livello nazionale e per il mercato dell’Unione europea e le esportazioni nel mondo con un interesse particolare per i prodotti made in Italy e del settore zootecnico”.
Il docente si è anche soffermato sul frumento bio che vede la Sicilia “prima regione in Italia con 30 mila ettari” e anche, sulla base dei dati, “si riscontra un basso livello di produzione dei derivati” oltre che “nell’isola si produce materia prima, ma si consumano molti derivati dei cereali realizzati altrove” con conseguenza sui prezzi “visto che i valori in Sicilia sono al pari di quelli di Bologna o Foggia al netto dei trasporti e delle intermediazioni”.
Problematiche che necessitano di interventi che secondo il prof. Pecorino vanno ricercati “nella differenziazione dell’offerta del grano duro siciliano visto che il consumatore è disposto a pagare un premium price e occorre valorizzare anche i prodotti della rotazione cerealicola, nel migliorare l’efficienza dei singoli segmenti produttivi, ma anche con interventi politici nel campo della sperimentazione e ricerca tra i Prs e i Po-Fesr in Sicilia, nei contratti di filiera e nelle assicurazioni multirischio a garanzia del reddito anche nel comparto cerealicolo siciliano”.
A seguire sono intervenuti i docenti dell’Ateneo catanese Umberto Anastasi sulla evoluzione varietale e della qualità del prodotto, Paolo Guarnaccia sul sistema colturale sostenibile, Biagio Fallico sulle innovazioni di processo e di prodotto nella trasformazione del frumento duro e Agatino Russo sulla conversazione del frumento duro e la difesa dagli animali infestanti.