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Il mondo imprenditoriale affascina i laureati dell’Università di Catania

Dal Report di AlmaLaurea, riferito al periodo tra il 2004 e il 2018, i “fondatori di impresa” etnei sono stati 7.188, mentre coloro che hanno acquisito quote di capitale sono 1.733. Investimenti soprattutto in Sicilia

26 Gennaio 2021
Alfio Russo

Una laurea all’Università di Catania può aprire una strada verso le attività imprenditoriali. È quanto emerge dal Rapporto 2020 “Laurea e Imprenditorialità” pubblicato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, nato dalla collaborazione con il Dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bologna e Unioncamere, un primo studio sui laureati in Italia che ha come obiettivo quello di fornire un’analisi dettagliata e completa del fenomeno dell’imprenditorialità post-accademica in Italia.

Ai laureati dell’Università di Catania piace il mondo imprenditoriale. Secondo il report, infatti, sono ben 8.360 le imprese fondate dai laureati etnei che hanno conseguito il titolo tra il 2004 e il 2018 nell’Ateneo catanese, con una buona presenza di “quote rosa” (oltre il 47%) e quasi tutte (il 95,7%) con sede al Sud. I “fondatori di impresa”, inoltre, sono stati 7.188, mentre i “joiner”, ossia coloro che hanno acquisito quote di capitale, sono stati 1.733.

I fondatori di impresa

L’8,4% dei laureati dell’Università di Catania (pari a 7.188 su 85.285 laureati tra il 2004 e il 2018) è fondatore di impresa. Una percentuale ben più alta rispetto al dato nazionale pari al 7,1% (205.137 su quasi 2milioni 900mila laureati).

Tra i laureati fondatori il 52,8% è rappresentato da uomini, mentre il 47,2% da donne (dato leggermente superiore a quello nazionale, 46,1%). I gruppi disciplinari più rappresentati sono quelli economico-statistico (16,3%, leggermente inferiore al dato nazionale pari al 18,1%), politico-sociale (15,2%, +1% sul dato nazionale) e ingegneria (9,9%, +1,3%). Bene anche il “gruppo” di agraria con 7,8% (+3,7% sul dato nazionale) e chimico (4,6%, +2,2%).

Il 41,5% dei fondatori ha creato la propria impresa prima di conseguire la laurea (il 29,7% durante gli studi universitari), il 24,7% entro il terzo anno dalla laurea, il 33,8% dopo il terzo anno dalla laurea.

Si tratta di imprese “made in Catania” in tutti i sensi visto che il 95,8% ha sede proprio nell’isola, dato ben superiore rispetto a quello nazionale (75%). L’85,3% dei fondatori ha avviato una sola attività imprenditoriale, mentre il 14,7% è un “fondatore seriale” visto che ha fondato più imprese.

I “joiner”

I “joiner” etnei, ovvero coloro che hanno acquisito una quota di capitale in impresa, sono 1.733, pari al 2% dei laureati dell’Università di Catania (85.285). Un dato leggermente più basso rispetto al complesso nazionale, pari a una quota del 2,3% corrispondenti a 66.098 laureati.

Tra i laureati joiner etnei gli uomini rappresentano il 52,3% (+1% sul dato nazionale), mentre le donne il 47,7% (flessione di un punto percentuale rispetto al dato nazionale).

Il 43,2% ha una laurea di primo livello, mentre il 56,8% una laurea di secondo livello. I gruppi disciplinari più rappresentati sono economico-statistico (17,9%, -2,5% sul dato nazionale), politico-sociale (14,9%, +2,6% rispetto al nazionale) e ingegneria (12%, +1%). Bene anche il “gruppo” giuridico (11,3%, +0,7%), letterario (5%, anche se con un -2,2% sul nazionale) e agraria (4,8%, +2,5% sul nazionale).

Il 40,9% ha acquisito una quota in impresa prima del conseguimento della laurea, mentre il 59,1% dopo la laurea. Anche in questo caso si investe in Sicilia: il 95,7% ha acquisito una quota di capitale in un’impresa del territorio regionale (il dato nazionale si attesta sul 74,2%).

Le imprese fondate dai laureati dell’Università di Catania

Nel complesso i laureati etnei hanno fondato 8.360 imprese di cui il 95,7% ha sede al Sud, un dato decisamente più alto rispetto a quello nazionale, il 39,5%). Il 66,4% è una ditta individuale, il 22,7% è una società di capitale e il 10,9% una società di persone.

Considerando le società di capitale fondate tra il 2013 e il 2019 il 4,3% è una start-up innovativa. Le imprese femminili sono il 39,3%, una percentuale più alta di 1,3 punti rispetto al dato nazionale.