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In Italia alcune regioni sono ad elevato rischio desertificazione, fra le quali la Sicilia

Intervento del prof. Christian Mulder, associato di Ecologia dell’Università di Catania, sulla Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità che si celebra il 17 giugno

16 Giugno 2022
Christian Mulder

Dall’inizio dell’era industriale, la siccità ha già colpito tre miliardi di persone nel mondo e ha causato più di 12 milioni di morti, potendo colpire entro il 2050 ben tre quarti della popolazione mondiale.

Nel 1997 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ratificò il 17 giugno per celebrare ogni anno la Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità onde sensibilizzare l’opinione pubblica. Questa ricorrenza verrà celebrata quest’anno in Spagna, la nazione maggiormente afflitta. Purtroppo anche in Italia alcune regioni sono ad elevato rischio desertificazione, fra le quali la Sicilia. Questa regione detiene infatti il record europeo della temperatura più elevata mai registrata dal 1880 (48,8 gradi Celsius a Floridia, Siracusa, 2021).

Siccità ed ondate di calore non colpiscono solo i terreni rurali, ma anche i nuclei urbani. Ogni periodo di caldo torrido comporta una massiccia evaporazione, acqua che poi si condensa nell’atmosfera e che che alla lunga si traduce in acquazzoni come le bombe d’acqua che abbiamo visto allagare diversi centri storici. Premesso che la cementificazione è a tutti gli effetti una forma di desertificazione, è giusto rendere più permeabile il terreno delle città, onde mitigare gli effetti dovuti a precipitazioni straordinarie, ma è altrettanto giusto procedere ad una manutenzione efficace dei bacini di raccolta delle acque piovane ed una gestione corretta dei bacini idrici per proteggere l’agricoltura e ridurre lo spreco dell’acqua, tanto in Sicilia quanto nel Nord Italia. Sarebbe anche più che auspicabile usare il Pnrr onde procedere alla forestazione nelle città metropolitane in Sicilia, aree tristemente note per la scarsezza di verde urbano, per renderle più vivibili per la popolazione e maggiormente sostenibili. Proprio la Sicilia lanciò due anni fa un Piano contro la desertificazione, ma bisogna passare ai fatti.

Paesi a rischio siccità 2020-2022

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oltre 55 milioni di persone vengano direttamente colpite ogni anno dalla siccità, comportando un pericolo per raccolti e bestiame in quasi ogni parte del mondo. Le Nazioni Unite prevedono per il 2030 un collasso del 40% della disponibilità in acqua dolce. Attorno al bacino del Mediterraneo questa situazione è assai appariscente e se ne è discusso durante il recente Festival dei Cittadini del Mediterraneo, un’iniziativa promossa da Med Dialogue, dal Comune e dall'Università di Catania. In tutto il mondo, oggi abbiamo già perso irrecuperabilmente 2 milioni di chilometri quadri di superfice, soltanto quest’anno. Gli effetti di un tale degrado sono riscontrabili anche da noi, come nel caso delle tempeste di sabbia che dal Nord Africa e dal Medio Oriente giungono a lambire il Nord Europa e l’America latina. Questa drammatica situazione crea ovviamente ingenti flussi migratori dai paesi in via di sviluppo, anche se il Vecchio Continente può accogliere demograficamente chi cerca di sfuggire ad un degrado ambientale dovuto alle passate azioni del mondo occidentale.

Nelle 27 nazioni dell’Unione Europea, il numero di persone continua difatti a diminuire, non raggiungendo 450 milioni di abitanti. Di questi, 24 milioni provengono da paesi in via di sviluppo, il 5% della popolazione totale. Ove non si dovesse riuscire a rallentare il surriscaldamento globale rispettando l’Accordo di Parigi, il raddoppio dei migranti climatici verrebbe raggiunto nel 2030, comportando meno dell‘11% del totale della popolazione Europea. Il problema che si pone non è comunque la migrazione umana, fenomeno da sempre esistito in quanto del tutto naturale, bensì la desertificazione. Desertificazione che deve essere combattuta con scelte più sostenibili e drastica riduzione delle emissioni industriali. La Conferenza sul Clima di Bonn ha appena deplorato come il “patto coloniale" di Glasgow (che agevolò l’India come ex colonia britannica) abbia spostato il carico del surriscaldamento globale sui paesi in via di sviluppo e sul Sud Europa. Dobbiamo recuperare. Ora.

Christian Mulder

Il prof. Christian Mulder