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L’Ateneo attiverà i percorsi “Università-Lavoro”

La proposta è stata lanciata dal rettore Francesco Basile al convegno a Scienze politiche

30 Maggio 2017
Alfio Russo

“Anche l’Ateneo di Catania sta cercando di attivare i percorsi «Università-Lavoro» perché, oltre all’orientamento nelle scuole e alla formazione degli studenti universitari, deve favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei nostri giovani laureati. Per questi motivi da anni l’Ateneo è impegnato nel creare sempre più contatti con le imprese in modo tale che entrambi i percorsi, scolastico e universitario, possano trovare uno sbocco efficace”. E’ quanto ha auspicato il rettore Francesco Basile nel corso dell’intervento al convegno “Alternanza Scuola Lavoro, dal progetto alla realizzazione”, promosso dal consorzio Job Management nella sala conferenze del Polo didattico Gravina del dipartimento di Scienze politiche e sociali, in collaborazione con il Centro Orientamento e Formazione (Cof) dell’Università di Catania, l’associazione socio-culturale Haruka, la Fondazione Domenico Sanfilippo editore Onlus, l’Associazione avvocati giuslavoristi italiani di Sicilia (Agi) e l’azienda catanese Oranfresh.

“E’ un percorso che stiamo portando avanti anche con qualche difficoltà e sicuramente nel prossimo anno scolastico ci saranno altre criticità visto che il progetto «Alternanza scuola-lavoro» sarà obbligatorio per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori e non solo al terzo e quarto anno – ha aggiunto il rettore -, nel complesso ritengo che si tratti un ottimo progetto inserito nel decreto «Buona Scuola» e l’Ateneo, grazie al Cof, che si occupa di rendere più semplici le procedure, ha instaurato numerose collaborazioni con le scuole”.

E rivolgendosi agli studenti il prof. Basile ha evidenziato “l’importanza della scelta del percorso universitario che si intende intraprendere in vista dell’ingresso nel mondo del lavoro”, mentre ai rappresentanti dei ministeri del Lavoro e dell’Università ha chiesto “di verificare le risorse statali da investire sui giovani perché si assiste a continui tagli che non agevolano il loro futuro”.

Sulla stessa linea il presidente del Cof, prof. Nunzio Crimi, che ha rimarcato “l’importanza dell’orientamento agli studi in vista delle scelte universitarie” e “la mancanza di incentivi, anche economici, da parte dello Stato per lo svolgimento delle attività di alternanza” sostenendo che “è impensabile avviare un’attività innovativa senza finanziamenti”.

Per il prof. Giuseppe Barone, direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali, “è indispensabile realizzare un rapporto forte e imprescindibile tra formazione e lavoro”. “Anche il nostro dipartimento è impegnato in via sperimentale, per il secondo anno, nelle attività di alternanza – ha aggiunto -. Molte cose devono essere ancora messe a punto, ma è innegabile che vi sia una via maestra già tracciata”.

A tracciare i bilanci del primo anno del progetto “Alternanza scuola-lavoro” anche il capo della Segreteria tecnica del Ministero del Lavoro Bruno Busacca e il direttore dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Catania Domenico Amich.

Per Amich “siamo sulla strada giusta e a Catania la risposta è più che positiva”. “Stando ai dati, in Italia, la percentuale dei ragazzi del terzo e quarto anno dell’istituto superiore che hanno partecipato è pari al 95%, mentre lo scorso anno era dell’85% - ha aggiunto –. Purtroppo sono emerse delle criticità: distanza tra studio e lavoro; resistenze della scuola visto che il 40% dei docenti esamina lo studente con scritto o orale il giorno dopo dedicato alle attività scuola-lavoro e questo non agevola; solo 1/3 dei ragazzi ha svolto giornate scuola-lavoro attinenti al tipo di studi previsti dal proprio istituto; impegno dei tutor nelle aziende. In quest’ultimo caso i ragazzi sono spesso abbandonati a se stessi: il 14% è senza tutor; il 33% sono seguiti da un tutor che li segue sempre; altri sono seguiti solo saltuariamente; altri osservano soltanto; la parte più virtuosa vede lo studente parte integrante del processo produttivo. Purtroppo siamo in ritardo in Italia visto che solo col decreto Buona-Scuola ci siamo adeguati alla direttiva della Ce del 2005 che prevede l’obbligatorietà dell’adozione dei progetti di alternanza scuola-lavoro che diventeranno propedeutici per sostenere l’esame di maturità. Lo scopo è quello di abituare lo studente al lavoro un po’ come avviene in Germania da tempo ed evitare che lo studente il giorno dopo il diploma pensare a cosa fare”.

Per Busacca “in generale la risposta è stata positiva visto che il numero degli studenti partecipanti è triplicato rispetto allo scorso anno, ma occorre capire che si tratta di una fase di work in progress anche perché siamo al primo anno di obbligatorietà”. “I dati dicono che quest’anno sono stati in 600 mila, il prossimo anno saranno più di 1 milione e poi quasi 1,5 milioni – ha aggiunto -. Numeri imponenti e impressionanti, ma è ovvio che al primo anno non ci possiamo aspettare la perfezione. I dati sono confortanti, ma si tratta di un percorso da costruire anno dopo anno con la convinzione delle scuole, delle imprese e delle famiglie perché si tratta di un processo importante per i nostri figli”.

Nel corso dei lavori, moderati dal presidente della Fondazione Sanfilippo Giuseppe Di Fazio, sono intervenuti anche gli studenti Maria Carla Merlo (Liceo classico Mario Cutelli di Catania), Chiara Colina (Liceo scientifico Galileo Galilei di Catania) e Gresi Longhitano (Liceo Giuseppina Turrisi Colonna di Catania). E ancora il presidente del Consorzio Job Management e dell’associazione Haruka Caterina Campochiaro, del presidente di Agi Sicilia Roberto Cosio, dell’amministratore unico di Oranfresh Salvatore Torrisi e delle dirigenti scolastiche Elisa Colella (Liceo classico Mario Cutelli di Catania), Gabriella Chisari (Liceo scientifico Galileo Galilei di Catania).