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L’impegno degli studenti per la comunità etnea

Un laboratorio del Dipartimento di Scienze della Formazione per animare “a distanza” le attività del centro Punto Luce di Save the Children

2 Gennaio 2021
Alfio Russo

Lavoretti in pasta di sale, giochi di ruolo, attività guidate in cucina, in campo sportivo e musicale, informatico e teatrale, matematico e ecologico. Ma anche balli insieme con i bans e “lezioni” per scoprire l’Europa. Il tutto ovviamente “a distanza”.

Sono solo alcune delle attività del Laboratorio di Educazione di comunità condotto dalla prof.ssa Roberta Piazza, docente del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania, con la collaborazione della dott.ssa Agnese Gagliano, responsabile del Punto Luce Save the Children del quartiere San Giovanni Galermo di Catania,

Un laboratorio che ha permesso agli studenti e alle studentesse, quali futuri educatori di comunità, di mettere in pratica quanto appreso nel corso dei loro studi di primo anno di Pedagogia generale e di comunità con la progettazione e la realizzazione di attività educative per i bambini del centro (di età compresa tra i 6 e i 16 anni).

«L’obiettivo – spiega la prof.ssa Roberta Piazza - era di far assumere consapevolezza agli studenti dei bisogni educativi dei bambini delle diverse fasce d’età e di progettare per loro attività da realizzare da soli o, se più piccoli, con i loro genitori o i fratelli e le sorelle, così da rompere la monotonia di lunghi pomeriggi solitari. Gli studenti e le studentesse, organizzati in gruppi, avvalendosi delle tecnologie multimediali, hanno creato dei prodotti come giochi di ruolo, attività guidate e bricolage che potessero essere realizzati a casa».

A sostenere le attività anche il dono da parte di Amazon di un “Locker” installato appositamente nella struttura della onlus che si è trasformato per i bambini del Punto Luce di Save The Children in un calendario dell’avvento pieno di sorprese come giochi da tavolo, palloni, blocchi da disegno, pennarelli, pastelli e acquerelli, così come tablet, cuffie e altri materiali utili a seguire le lezioni a distanza e a garantire a tutti una continuità educativa e ricreativa nonostante le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19.

Locker Amazon

Il Locker, l'armadietto "magico"

«Gli studenti e le studentesse del Disfor, quasi 50 (nel gruppo erano presenti anche tre studentesse Erasmus spagnole), hanno progettato giochi e attività, per ogni giorno dell’avvento fino al 25 dicembre, per consentire l’apertura dei cassetti del “magico” Locker da parte dei bambini e conquistare così i regali - ha aggiunto la docente, ordinario di Pedagogia generale e sociale -. Il laboratorio, inoltre, prevedeva che costruissero tutte le attività da svolgere durante le vacanze di Natale in programma dal 28 dicembre al prossimo 9 gennaio».

“L’iniziativa – ha spiegato la dott.ssa Agnese Gagliano –, ha inteso far riscoprire ai bambini e ai ragazzi del Punto Luce la magia del Natale, anche e soprattutto in tempi difficili come questi. Grazie all’utilizzo di un “Calendario dell’avvento” appositamente creato, gli studenti del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione del Disfor hanno realizzato laboratori e attività per animare, seppure a distanza, le giornate dell’avvento. Ogni giorno del nostro “Calendario dell’avvento” gli studenti hanno progettato un’attività nuova e divertente, da far svolgere in gruppo ai bambini e ai ragazzi, nel rispetto delle norme di distanziamento. Gli studenti si sono cimentati in un compito non certo semplice, che ha richiesto originalità, spirito di iniziativa e creatività. Tutti si sono messi in gioco, dimostrando anche di saper padroneggiare l’uso delle nuove tecnologie e degli strumenti digitali, ormai indispensabili per tutte le attività che si svolgono a distanza».

«L’esperienza realizzata ha dato agli studenti la possibilità di offrire il loro contributo alla comunità, e, nel contempo, di rafforzare il proprio curriculum, mettendo in pratica le abilità acquisite – conclude la prof.ssa Roberta Piazza -. In un momento come quello attuale, in cui i requisiti di distanziamento sociale rendono complessa l’interazione educativa, questo tipo di lavoro è ancora più importante per i nostri studenti e le nostre studentesse, che hanno potuto comprendere come anche a distanza si possa operare efficacemente per la crescita della comunità».