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L’orto urbano come ‘pratica rigenerativa’

Alla Scuola Superiore di Catania si è chiuso il corso interdisciplinare in Ecological Humanities

14 Dicembre 2022
Mariano Campo

L’orto urbano come spazio di socializzazione, relax e connessione ecologica con l’ecosistema. Gli allievi della Scuola Superiore dell’Università di Catania lo hanno inaugurato nei giorni scorsi, piantando inizialmente nei tre vasconi allestiti all’interno del giardino di Villa San Saverio, antica residenza di una comunità di Gesuiti, alcune piantine di broccoli e un alberello di melograno.

L’iniziativa – alla quale hanno presenziato anche il delegato all’Ecologia dell’Ateneo Christian Mulder e la delegata alle Pari opportunità Adriana Di Stefano, coordinatrice della classe di Scienze umanistiche e sociali della Ssc – è uno dei ‘frutti’ del corso interdisciplinare sulle Ecological Humanities, tenuto per gli allievi della Scuola dall’”alumno” Gesualdo Busacca, dottore di ricerca in Antropologia alla Stanford University.

Busacca, che è anche archeologo, traduttore e curatore editoriale, è uno studioso e sostenitore delle culture e delle arti rigenerative, ossia – spiega – «l'esplorazione e diffusione di approcci creativi, inclusivi e immaginativi che possano stimolare trasformazioni curative per il pianeta Terra e le comunità che lo abitano, attanagliati purtroppo da crisi che si susseguono e si ricollegano tra loro».

E da questa ‘tensione’ condivisa verso la transizione ecologica e la rigenerazione – intesa simultaneamente e anche alternativamente come rinascita, rinnovamento della vita, redenzione collettiva, cura e guarigione, trasformazione - è nato il percorso culturale a cui hanno partecipato gli allievi Salvatore Bennici, Adriano Biondo, Miryam Catalano, Sylvie Chiechio, Giorgio Consoli, Miryea Cuccia, Manuel Gangi, Francesca Greco, Gaetano La Bruna, Carla Migliorisi, Andrea Romano, Giulio Ruggeri, Riccardo Scalone, Giuseppe Schillaci, Salvatore Vecchio, Veronica Viero, con il supporto entusiastico e fattivo dei vertici e dell’intero staff della Scuola d’eccellenza dell’Ateneo, e il contributo didattico delle docenti Liisa Malkki, della Stanford University, e Ewa Domanska, dell’Adam Mickiewicz University in Poznan, che hanno svolto i primi due moduli.

Il modulo della prof.ssa Domanska si è incentrato sulle culture indigene, sull’animismo contemporaneo e sugli approcci non-antropocentrici nelle discipline umanistiche contemporanee. Il modulo condotto dalla prof.ssa Malkki, è stato invece dedicato alle pratiche e ai processi dell’immaginazione creativa. Il corso si è caratterizzato anche per una didattica sperimentale centrata sulla ricerca collaborativa, sul dibattito e sull’integrazione tra attività intellettuale e pratico-creativa.

«Ci siamo ‘sporcati le mani’ – ricorda Busacca, citando come altri esempi l’orchestra Musicainsieme di Librino e gli Archi di Pasqua di San Biagio Platani -, perché il contatto diretto con la terra è importante per co-creare il futuro. Occuparsi di un orto è un’attività rigenerativa per antonomasia, crea benessere e relax, può divenire una pratica collettiva di socializzazione e di intima connessione con il proprio ecosistema. È anche uno spazio dialettico che favorisce la coabitazione, che può aiutare gli allievi che se ne prenderanno cura, utilizzando i semi della loro ‘banca’, a crescere come gruppo, impegnato nelle pratiche ecosostenibili».

«Il corso in Ecological Humanities – ha aggiunto la prof.ssa Di Stefano, ringraziando per il supporto i docenti del Di3A e l’Istituto Valdisavoia –, unico nel suo genere nel nostro contesto, apre una stagione di sostenibilità e di ricerca del benessere psicofisico nella Scuola Superiore di Catania. È un percorso che inizia e che può spingerci a una visione della vita e delle relazioni nuova, diversa e critica». Il coordinatore della classe delle discipline Scientifiche, Giuseppe Angilella, ha motivato la scelta del melograno come «frutto simbolo, al tempo stesso, di quella unità e pluralità che deve contraddistinguere l’esperienza formativa e di crescita degli allievi della Scuola».

I sedici allievi coinvolti, iscritti a dieci diversi corsi di laurea triennale tra cui medicina, lettere, fisica, beni culturali e biotecnologie, hanno partecipato a presentazioni e discussioni svolte durante le lezioni a cui si sono affiancate sessioni laboratoriali finalizzate alla realizzazione di progetti creativi. I risultati di questa ricerca collettiva sono confluiti negli elaborati finali che affrontano in maniera interdisciplinare la grande varietà di “culture della rigenerazione” della contemporaneità: dalle Health Humanities alle banche dei semi e del tempo, dai fenomeni di rigenerazione urbana alle nuove frontiere della moda sostenibile; dalla rappresentazione contemporanea del dramma antico alla tutela della diversità linguistica; dalla tradizione musicale del gipsy jazz alla scrittura collettiva nel romanzo moderno e contemporaneo.