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La formazione dei docenti di sostegno per una scuola inclusiva e di qualità

Intervento della prof.ssa Paolina Mulè, ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale dl Dipartimento di Scienze politiche e sociali e Direttrice del Corso di specializzazione per il sostegno Ciclo IV

3 Giugno 2020
*Paolina Mulè

Nel panorama scolastico contemporaneo il docente e il dirigente scolastico appaiono i protagonisti essenziali del cambiamento per un’istituzione di istruzione e di formazione che si trova a fare i conti, a livello europeo e non solo, con istituzioni che considerano sempre di più i percorsi formativi; legano la riflessione teorica con la dimensione pratico-applicativo; danno senso e valore all’esistenza del soggetto-persona che oggi sempre più appare disorientato in una società sempre più disorientante e caotica; realizzano l’integrazione e la piena inclusione sociale delle categorie deboli.

La ricerca pedagogica e didattica italiana

La ricerca pedagogica e didattica italiana negli ultimi tempi sta sviluppando, dopo l'intensa riflessione sulle questioni epistemologiche e sulla sua specificità di sapere epistemologicamente fondato, un intenso dibattito sulle loro possibilità di applicazione nei contesti specifici scolastici ed extrascolastici. L’intento di molte ricerche è quello di sviluppare una approfondita riflessione sulle questioni più significative dell’autonomia scolastica per rilanciarne il progetto culturale e politico, proprio attraverso una radicale riflessione sulle questioni culturali e istituzionali pertinenti all’insegnante.

La scuola inclusiva

La scuola dell’autonomia deve ristabilire il corretto equilibrio tra la governance, la didattica e il progetto culturale per costruire una scuola inclusiva che possa essere al tempo stesso espressione di una scuola democratica, equa, che offra ad ogni studente la possibilità di sviluppare le sue “potenzialità inespresse” e, nel contempo, una scuola che riesca a valutare e ad orientare i talenti di ogni studente e il merito, inteso come espressione di una responsabile confronto non esageratamente competitivo tra le diversità che si sviluppano nella eterogeneità della classe.

Professione docente

Riflettere sulla problematicità della professionalità docente significa, infatti, concepire il docente collocato in una posizione intermedia tra il piano della collaborazione e quello sociale, alla luce del fatto che la ragion d’essere centrale del docente è: conoscere il mondo interiore della generazione dei giovani, cercando di educarli attraverso la proposizione di contenuti disciplinari, di valori e possibilità reali di costruire un progetto di vita che dia senso e significato alla loro esistenza. La prospettiva antropologica di riferimento è quella dell’educazione progressiva deweyano, in cui la teoria non esiste senza la pratica; in cui la forma di indagine è la ricerca-azione o l’investigazione nell’azione; in cui il docente nei processi formativi diventa il centro di annodamento fondamentale tra i metodi/modelli di ricerca-azione e le consuetudini delle proprie pratiche educative.

La pista interpretativa di fondo è quella della pedagogia e didattica critica ermeneutica volta a studiare specificamente l’oggetto di analisi centrale delle ricerche italiane che attiene alla conoscenza del docente. Aspetto, quest’ultimo, che chiama in causa anche la figura del docente investigator: curricolare e di sostegno, esperto della propria disciplina e delle scienze dell’educazione, secondo una prospettiva didattica, pedagogica, psicologica, giuridica, ma anche esperto attento del processo di formazione biopsichica e culturale del soggetto educandus unico, singolare e irripetibile, nonché capace di costruire e gestire ambienti di apprendimenti inclusivi, volti a favorire lo sviluppo delle potenzialità di apprendimento nelle situazioni specifiche.

Il docente ricercatore

Ne consegue che il docente ricercatore faciliterà e promuoverà la ricerca educativa grazie alle competenze organizzative, in modo da saper progettare curricoli inclusivi e le sue attività educative lavorando in team all’interno del Consiglio di classe. Dalla disamina di molteplici ricerche italiane emerge la necessità di porre l’attenzione principalmente sul dibattito esistente tra  la didattica generale, la didattica disciplinare e la didattica speciale, nonché sulle metodologie didattiche e le tecniche attive e collaborative, in linea con le prospettive e le pratiche esistenti a livello nazionale ma soprattutto internazionali, che purtroppo ancora in Italia non sono  ancora oggetto di attenzione e applicazione . Ecco che è necessario riflettere sulla complessità del sapere pedagogico che deve creare un nesso con la didattica, analizzando il rapporto tra didattica e contenuti, tra  didattica e disabilità, tra didattica e governance, cercando di dimostrare che la ricerca educativa ha un valore culturale.

L’Università e la formazione del docente scolastico

Il problema centrale della scuola contemporanea è, a mio avviso, quello di definire una scuola che possa permettere a tutti di sviluppare i propri talenti, le proprie “potenzialità inespresse”, le potenzialità residue degli studenti disabili e, nello stesso tempo, che permetta di valorizzare il merito e le eccellenze che si possono determinare nella eterogeneità della classe.

Ciò implica che le Università hanno il compito e la responsabilità di formare un docente: di sostegno e curricolare, che sia in grado di interrogarsi in modo riflessivo e profondo sulla sua attività, al fine di valutare obiettivamente le sue performances di insegnamento, in quanto docente progettista della formazione,  di limitare qualsiasi forma di esercizio di potere improprio sullo studente, nonché di favorire le possibili forme di empatia positiva all’interno della relazione educativa , confrontandosi sempre con i colleghi del consiglio di classe,  che diventa una vera e propria comunità di pratiche professionali.

In ultima analisi, sebbene a livello internazionale, il modello riflessivo e quello trasformativo abbiano dato nuovi input sul piano delle pratiche professionali, segnando marcatamente un profilo di docente collaborativo, partecipativo in grado di comunicare le proprie esperienze didattiche ai colleghi attraverso momenti di incontro, di dibattito, di riflessione sui casi difficili da affrontare, ancora oggi in Italia tutto questo stenta a diffondersi.

Il futuro docente frutto della sinergia tra scuola e Università

Ecco che le università devono creare sinergie con le scuole in modo che il futuro docente, tramite forme di tirocinio diretto e indiretto, possa sperimentare l’applicazione dei saperi.  Sul piano della didattica quotidiana si tratta di prevedere un ampio uso di modalità induttive cooperative e sociali dell’apprendimento.

Si pensi al cooperative learning, al role playing, ai group investigation, ai focus group,  alle simulazioni, alle esercitazioni pratiche, alle costruzioni di manufatti, agli esperimenti, alle visite guidate, all’utilizzo dei disegni, film, diapositive, schemi, tabelle, foto attraverso l’ICT e l’Assistive Tecnology per favorire i processi di apprendimento degli studenti disabili. Tutte modalità induttive che possiamo rinvenire nei compiti di realtà, negli episodi d’apprendimento situati,  nei compiti ‘in situazione’, nei compiti autentici e di prestazione.

Paolina Mulè

*Paolina Mulè, ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Catania, è Direttrice del Corso di specializzazione per il sostegno Ciclo IV