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La ricercatrice Anna Elisa Verzì ha vinto la borsa di studio della Fondazione Lilly, ottenendo un finanziamento di 210 mila euro per il suo progetto di ricerca
Alcune evidenze suggeriscono come talora la risoluzione clinica delle placche psoriasiche non è sinonimo di remissione della patologia: da questo presupposto ha preso spunto la ricerca che potrebbe avere importanti ripercussioni sia in termini di definizione di durata della terapia che di previsione di recidiva. Obiettivo della ricerca della dott.ssa Anna Elisa Verzì, ricercatrice dell’Università di Catania, premiata con una borsa di studio per l’ottava edizione del progetto “La Ricerca in Italia: un’Idea per il Futuro” promossa dalla Fondazione Lilly, è di valutare se il miglioramento del pattern vascolare in videodermatoscopia, in pazienti affetti da psoriasi, sia indicativo di risposta positiva alla terapia.
“Le placche eritematose e desquamanti rappresentano la manifestazione più tipica ed evidente della psoriasi, – spiega la dott.ssa Verzì – malattia la cui diagnosi finora si è basata sull’osservazione clinica della cute, senza il supporto di una metodica strumentale mirata o di specifiche indagini di laboratorio. Il progetto nasce da un particolare riscontro: talvolta, dopo la terapia, anche in assenza di placche visibili ad occhio nudo, possono permanere delle modificazioni del microcircolo cutaneo evidenziate mediante videodermatoscopia (metodica di imaging non invasiva). Da qui l’ipotesi che la persistenza di tali alterazioni possa suggerire la necessità di una prosecuzione della terapia come pure predire eventuali recidive. Si è pensato quindi di valutare la correlazione tra dette alterazioni vascolari del microcircolo cutaneo, ed i livelli circolanti e tissutali di mediatori proangiogenetici, nonché l’espressione genica in pazienti con psoriasi in corso di terapia”.
Il progetto della dott.ssa Verzì nei prossimi tre anni coinvolgerà circa 90 pazienti con psoriasi a placche ed in trattamento farmacologico e valuterà attraverso la correlazione tra i risulati delle indagini di laboratorio su siero e sui tessuti dei pazienti e l’esame in videodermatoscopia, se tale tecnica diagnostica possa fornire una valutazione più precisa della risposta alla terapia. Infatti, la possibilità di utilizzare la videodermotoscopia al fine di appurare l’effettiva remissione della psoriasi, anche in assenza di lesioni clinicamente visibili, fornirebbe ai medici uno strumento da utilizzare in affiancamento all’osservazione clinica allo scopo di definire lo stadio della malattia e valutare l’eventuale prosecuzione della terapia evitando pertanto le possibili recidive.
“Il progetto di Anna Elisa Verzì - spiega Francesco Rossi, ordinario di Farmacologia dell’Università della Campania “L.Vanvitelli” - è stato riconosciuto come il migliore tra i 16 presentati, e potrà dare preziose indicazioni ai medici nella scelta delle terapie per i pazienti con psoriasi. Anche quest'anno è stato un centro d'eccellenza straniero a scegliere il miglior progetto di un ricercatore under 35, premiato con 210 mila euro in tre anni per portare avanti gli studi nel suo laboratorio: l’iniziativa vuole infatti valorizzare la ricerca in Italia e, dal 2008 premia annualmente un giovane ricercatore italiano, fornendogli i mezzi per continuare a lavorare nel nostro Paese, assegnando la borsa attraverso una metodologia meritocratica basata su un sistema di peer review internazionale. I valutatori, infatti, sono stati sorteggiati da un notaio fra i migliori centri europei del settore”.
“Capire meglio la relazione fra gli elementi in gioco – aggiunge la ricercatrice – potrà aiutare a scegliere con maggior precisione le terapie per chi soffre di psoriasi: per un paziente è sicuramente importante avere la pelle senza lesioni psoriasiche, ma è altrettanto importante sapere di essere guarito e che esiste la possibilità di minimizzare il rischio di recidiva, attraverso una diagnosi più approfondita grazie all’utilizzo della videodermatoscopia”
Anna Elisa Verzì porterà avanti il suo progetto nel dipartimento di Dermatologia e venereologia dell’Università di Catania (dipartimento di Chirurgia e Specialità medico-chirurgiche): “Il luogo dove mi sono formata e che la borsa di studio mi permette di scegliere per continuare a fare ricerca e proseguire il mio percorso. Una borsa di questa qualità e durata – conclude – è molto preziosa per noi ricercatori, perché consente di mettere in atto progetti di ampio respiro che nell’arco di tre anni possono portare a conclusioni solide e quindi anche a dare indicazioni utili per la pratica clinica”.
In occasione dell'assegnazione della borsa di studio sarà anche presentato l’impegno per il 2018 in sostegno di progetti di ricerca pubblico-privato legati alla malattia di Alzheimer, data la sfida di salute pubblica che questa patologia rappresenta attualmente.