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Il rettore Francesco Basile ha sottolineato “la necessità di puntare sul collegamento tra Università e imprese favorendo l’ingresso nel mondo del lavoro dei nostri laureati e al tempo stesso frenando così la fuga dei cervelli”
L’economia siciliana, seppur a rilento, è ripartita. Lo confermano i dati del 46/mo Report Sicilia, il rapporto sull'economia isolana realizzato da Diste Consulting e Fondazione Curella e presentato ieri nell’aula magna del Palazzo delle Scienze del dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania nel corso del convegno “La Sicilia che non molla” organizzato dal Club Dirigenti Marketing, in collaborazione con lo stesso dipartimento e la Fondazione Curella.
“I dati segnalano, nel triennio 2015-17, un aumento del prodotto interno lordo siciliano di 3,6 punti percentuali: 2,1% nel 2015, 1% nel 2016 e 0,5% nel 2017 – ha spiegato Alessandro La Monica, presidente di Diste Consulting – un quadro che vede l’economia siciliana ridotta ad un ammasso di macerie, ma che sta ripartendo. Solo le eccellenze hanno mantenuto buoni fatturati. Positivi anche gli andamenti dell’occupazione che, secondo il Report, nei tre anni è cresciuta del 2,7 per cento, in assoluto dal 2015 con un saldo di 20.590 addetti. Ma dobbiamo ricordarci che dal 1996 al 2015 abbiamo perso 212mila posti di lavoro e 27.700 imprese hanno chiuso. Il tasso di disoccupazione, per i noti effetti statistici dovuti all’ingresso di nuove persone nel mercato del lavoro è aumentato fino al 22 per cento. Nel complesso, gli occupati sarebbero aumentati di 8 mila unità (+0,6%), dopo i 31 mila dell’anno precedente (+2,3%)”.
“Nel 2016 abbiamo assistito ad un incremento dello 0,4% del numero di imprese e soprattutto delle start-up siciliane (ben 73, pari a un più 33%) in linea con il centro-nord (+34%) frutto anche dei finanziamenti tramite bandi europei – ha aggiunto La Monica -, in base alle previsioni, sul mercato del lavoro, dovrebbe salire leggermente l'occupazione per un tasso di disoccupazione al 22,5%. I consumi delle famiglie nel 2017 dovrebbero chiudersi secondo le previsioni con un +0,6%, mentre gli investimenti fissi, infine, conserveranno un profilo di crescita stentata (+1,7%)”.
Dal Report emerge, inoltre, che il numero delle famiglie residenti che vivono di stenti, quindi in condizioni di povertà relativa, si aggirerebbe attorno a 500mila unità, mentre il rischio di povertà o esclusione sociale incombe ormai sulla metà della popolazione.
Dati che per Pietro Busetta, docente di Statistica dell’Università di Palermo e presidente della Fondazione Curella, devono “spingere la politica ad attuare nuovi processi di sviluppo guardando con più attenzione alle esigenze e a diversi strumenti decisori per evitare la desertificazione del territorio e alla perdita demografica perché da 10 anni siamo fermi ad un’occupazione di 1 milione 300 mila di siciliani piuttosto bassa per le esigenze del territorio”. “Non possiamo più pensare a un mercato siciliano improntato solo su turismo e cultura, dobbiamo cambiare passo, soprattutto nelle fasi decisorie – ha aggiunto -. Gli atenei possono solo fornire buona formazione e credo che lo facciano visto che i nostri giovani trovano lavoro fuori”.
Sulla stessa linea il rettore Francesco Basile che ha evidenziato “l’impegno da parte dell’Ateneo nel favorire l’ingresso dei nostri studenti nel mondo del lavoro; per migliorare dobbiamo puntare maggiormente sugli aspetti tecnico-pratici in campo imprenditoriale e meno su quelli teorici”. “Dobbiamo aprire maggiormente l’ateneo alle imprese – ha aggiunto il rettore - in Sicilia ci sono tanti imprenditori validi e sono sicuro che favorendo l’interazione dei nostri studenti con le imprese locali e il collegamento tra Università e occupazione riusciremo ad abbattere i tempi tra il conseguimento della laurea e l’ingresso nel mondo del lavoro. Questo aspetto ci consentirebbe anche di frenare la fuga dei nostri studenti e dei nostri cervelli”.
Un tema su cui è intervenuto il prof. di Statistica economica dell’Università di Catania Benedetto Torrisi che ha sottolineato come in “Italia ci sia un tasso di scolarizzazione del 26% con una fuga del 36,7% dei nostri cervelli all’estero perché, a causa delle policy, l’estero fornisce più innovazione, maggiori novità, nuove frontiere con rapporti di rete più competitivi che consentono ai nostri cervelli in fuga di trovare occupazione con redditi più alti, un sistema lavorativo più premiante, più meritocratico e maggiori finanziamenti”. “Leve che impediscono il rientro in Italia che, per bloccare queste fughe, deve investire maggiormente su ricerca, scolarizzazione e sviluppo mantenendo gli investimenti sugli studenti – ha aggiunto –. Lo Stato ad oggi ci obbliga a premiare la produttività del docente sulla base di parametri legati al rapporto studente-docente che di conseguenza spingono ad una riflessione: abbattere il numero degli studenti e puntare sulla ricerca oppure aumentare l’offerta formativa per far fronte alla domanda potenziale”.
Un supporto, questo, che il Club Dirigenti Marketing punta a garantire “tramite seminari sull’ingresso degli studenti nel mondo del lavoro anche se il 90% non riesce a compilare il proprio curriculum vitae” ha sottolineato il vicepresidente Vittorio Trupia. “Riteniamo che le università debbano garantire una maggiore formazione e più competenze ai nostri studenti” ha aggiunto. Un impegno che “l’Università di Catania, nonostante la crisi dell’occupazione giovanile, ha sempre mantenuto continuando ad investire nella formazione degli studenti con competenze adeguate da spendere nel mondo dell’impresa” ha precisato il direttore del dipartimento Economia e Impresa Michela Cavallaro. “Non a caso molti studenti trovano facilmente occupazione fuori dalla Sicilia testimoniando l’ottima qualità della formazione ricevuta nel nostro ateneo” ha concluso la docente.
Tra i temi al centro del convegno anche la storia dell’andamento economico, l'evoluzione e le prospettive del sistema imprenditoriale siciliano, che sono stati evidenziati negli interventi del vicepresidente di Sicindustria Antonino Salerno, del ricercatore Emanuele Nicosia e del responsabile del Centro studi Cdm Salvatore Limuti. In chiusura alcuni casi imprenditoriali locali rappresentati in aula dal fondatore dell’omonima azienda vinicola Giuseppe Benanti, dall’amministratore unico della Condorelli spa Giuseppe Condorelli e dal presidente della Dolfin spa Santi Finocchiaro.