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Nel corso di un cenvegno promosso dalla prof.ssa Adriana Ciancio in occasione dei 60 anni dei Trattati di Roma illustri costituzionalisti hanno dibattuto su come le nostre istituzioni si siano adattate al processo di integrazione europea
Il recente referendum che ha sancito la prossima uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la cosiddetta “Brexit”, è solo l’ultimo degli esempi di un processo, quello dell’integrazione europea, molto complesso e faticoso che ha portato i Paesi membri a dovere rivedere e adattare la propria organizzazione costituzionale. Di questo tema si è parlato venerdì pomeriggio nel convegno dal titolo convegno "Le trasformazioni istituzionali a sessant’anni dai Trattati di Roma", organizzato dalla prof.ssa Adriana Ciancio, docente di Diritto costituzionale al dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Catania.
«Traendo spunto dalle recenti celebrazioni dei 60 anni dei Trattati di Roma, che hanno istituito la Comunità europea – ha spiegato la prof.ssa Ciancio che ha moderato l’incontro - abbiamo pensato di dedicare questo convegno agli effetti molteplici e pervasivi che il processo di integrazione europea ha avuto sulle istituzioni italiane. La domanda che ci siamo posti e che sta alla base di questo incontro è: senza l'Ue il nostro ordinamento oggi sarebbe lo stesso? Partendo da questo interrogativo abbiamo deciso di promuovere un incontro che coinvolge alcuni autorevoli costituzionalisti italiani e del nostro Ateneo».
Il convegno è stato aperto dagli indirizzi di saluto del prorettore Giancarlo Magnano San Lio, del vicedirettore del dipartimento Rosaria Longo e del presidente del corso di laurea in Giurisprudenza Giovanni Di Rosa. «Si tratta di un tema estremamente attuale - ha spiegato il prorettore Magnano San Lio-. Parlare di Europa ci costringe a riflessioni di diversa natura, a partire dal problema dell'identità europea. La prospettiva eurocentrica è ormai in crisi ed è nostro dovere interrogarci sulle relazioni che come cittadini italiani dobbiamo avere con l'Unione e che come cittadini europei dobbiamo avere con le altre civiltà. Gli Atenei non possono sottrarsi a questo dibattito».
Ad entrare nel vivo del problema delle trasformazioni istituzionali negli ultimi 60 anni, a partire dai Trattati di Roma, è stato il prof. Beniamino Caravita, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università "La Sapienza" di Roma. «Entrare ed uscire dall'UE -ha affermato il docente- è estremamente complicato. La stessa Gran Bretagna ha impiegato 9 mesi per iniziare il processo di Brexit, un processo che durerà almeno due anni. Questo perché ormai l'Europa interviene su quasi ogni aspetto sociale, politico ed economico dei singoli Stati membri».
«Per quanto riguarda il caso italiano -ha poi evidenziato il prof. Caravita - non è sbagliato affermare che la storia del nostro ordinamento coincide con la storia dei rapporti tra Italia ed Europa. In questo senso, le aree in cui l'Unione ha avuto maggiore impatto sono il sistema delle fonti, il sistema giurisdizionale, il sistema regionale e locale e il sistema partitico. Le decisioni cruciali per il nostro Paese vengono prese a livello europeo. A livello istituzionale si è rafforzato quindi il ruolo del Governo, in qualità di intermediario con le istituzioni europee, a scapito del Parlamento». «Oggi - ha concluso il docente - la questione centrale non è la sorte del nostro ordinamento, ma se l'Europa reggerà alle continue sfide alla quale è chiamata».
Il dibattito è continuato con gli interventi di Vincenzo Lippolis (ordinario di Diritto pubblico comparato all’Università Internazionale di Roma), che ha parlato degli effetti del processo di integrazione sul Parlamento, di Elisabetta Catelani (ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Pisa), intervenuta sull'evoluzione della forma di Governo, di Agatino Cariola (ordinario di Diritto costituzionale a Catania), intervenuto sulla giustizia costituzionale, di Emilio Castorina (ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Catania) che ha parlato di amministrazione e servizi pubblici e del consigliere della Suprema Corte di Cassazione Roberto Giovanni Conti, che ha parlato della giurisdizione ordinaria nel processo di integrazione europea.
Nella seconda giornata sono intervenuti i docenti Stelio Mangiameli (ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Teramo), Guido Rivosecchi (ordinario di Diritto costituzionale all’Università Lumsa di Palermo), Gianmario Demuro (ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Cagliari), Giampiero Di Plinio (ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Chieti-Pescara) e Roberto Miccù (ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico all’Università "La Sapienza" di Roma) e il prof. Antonio Ruggeri, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Messina.