Seguici su
Cerca

Sito non più aggiornato

Il sito del nuovo organo ufficiale d'informazione d'ateneo è accessibile all'indirizzo www.unictmagazine.unict.it

Presentato il Programma Prima per la ricerca nell’area euromediterranea

Il programma punta a valorizzare la cultura mediterranea e i suoi prodotti tipici che stanno alla base della nostra dieta. Vi hanno aderito 18 Paesi

29 Gennaio 2018
Alfio Russo

«Il Programma “Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area” punta a valorizzare la cultura mediterranea e i suoi prodotti tipici che stanno alla base della nostra dieta, purtroppo continuamente minacciati dai cambiamenti climatici e dalla scarsità delle risorse idriche, tramite sistemi agricoli più sostenibili, miglior uso dell'acqua e sviluppo delle imprese del settore alimentare che possono e devono contribuire alla crescita economica e sociale dell'area, anche ai fini della gestione dei fenomeni migratori”. Con queste parole il prof. Francesco Capozzi dell’Università di Bologna e rappresentante Crui nel tavolo di coordinamento nazionale It4Prima, ha illustrato stamattina, nell’aula magna del Polo Bioscientifico, il programma che prevede «un finanziamento di 220 milioni di euro da parte della Commissione europea nell'ambito del programma quadro per la ricerca Horizon 2020 e altri 250 milioni dai 18 Paesi partecipanti per sviluppare “Prima” che, nei prossimi 10 anni, gestirà oltre mezzo miliardo di euro sui temi dell'innovazione nei sistemi alimentari, delle tecnologie per la sostenibilità e la sicurezza in agricoltura, dell'uso efficiente delle risorse idriche al fine di trovare soluzioni innovative e multidimensionali in materia di agricoltura, industria alimentare e uso dell'acqua».

Ad aprire i lavori il prof. Luciano Cosentino, direttore del dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, la prof.ssa Alessandra Gentile, delegata alla Ricerca, e il prof. Rosario Sinatra, delegato alle Politiche di sviluppo nel bacino del Mediterraneo che hanno sottolineato «come l’Università di Catania debba rivestire un ruolo importante in questo programma alla luce delle competenze e dei settori di ricerca già avviati dai diversi dipartimenti». La prof.ssa Gentile ha anche evidenziato come «l’Università di Catania sia già impegnata nei progetti di ricerca, tra cui, 28 Italia-Tunisia (di cui 8 col ruolo di coordinamento) e 6 Eni Cbc Med».

Al Programma hanno aderito 11 Paesi dell'Unione europea (Cipro, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna) e 7 Paesi non Ue (Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Tunisia, Turchia) che saranno chiamati a risolvere complesse questioni inerenti alla sicurezza e alla qualità dei sistemi alimentari e delle risorse idriche abbattendo così la frammentazione e la sovrapposizione delle iniziative tipiche della regione del Mediterraneo.

Un aspetto su cui si è soffermato il prof. Capozzi che ha spiegato come «la ricerca e l'innovazione nel settore idrico e agro-alimentare, centrali nel programma “Prima”, debbano rappresentare uno strumento importante per il dialogo e la cooperazione fra i paesi euro-mediterranei e per uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo nel tempo». Il docente ha anche aggiunto che «l’Italia, in questo programma, riveste il ruolo fondamentale di coordinatore, un successo sui cui dobbiamo fondare il futuro programma Horizon e il nuovo Programma quadro IX che prevede la sostenibilità come tema principale ovvero lo stesso di Prima».

Le attività del programma Prima saranno implementate tramite due sezioni: Azioni di ricerca e innovazione (RIA) e Azioni per l'innovazione (IA) organizzato, gestito e finanziato dalla Fondazione Prima; Attività di ricerca e innovazione (RIA) basate su norme nazionali selezionate a seguito di inviti a presentare proposte transnazionali aperti e competitivi, organizzati dalla Fondazione PRIMA e finanziato dagli organismi nazionali.

«La prima call sarà aperta l’8 febbraio con scadenze diverse a seconda delle sezioni di finanziamento (tra marzo e aprile) in modo tale che a fine anno i progetti siano valutati e pronti ad essere avviati a inizio 2019 con tempi di sviluppo di 2-3 anni» ha concluso il prof. Capozzi.