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Ricercatori catanesi scoprono un formaggio egiziano di 3200 anni

E' stato rinvenuto in un'anfora durante gli scavi della tomba di un alto funzionario a Saqqara: Ptahmes, sindaco di Tebe durante i regni di Seti I e Ramses II

8 Agosto 2018

Un team di ricercatori e professori dell'Università di Catania e dell'Università del Cairo, coordinato dal prof. Enrico Ciliberto, ordinario di Chimica generale e inorganica nel dipartimento di Scienze chimiche dell'Ateneo catanese, ha scoperto un campione di formaggio solido di età Ramesside risalente a circa 3200 anni fa e accertato con metodo analitico. L'importanza della scoperta è data inoltre dalla tomba in cui è stato rinvenuto il residuo. Si tratta infatti della tomba di Ptahmes a Saqqara, sindaco di Tebe e ufficiale di alto rango durante i regni di Seti I e Ramses II. La tomba era stata scoperta da alcuni cacciatori di tesori nel 1885, ma la sua localizzazione, non essendo stata registrata, è andata perduta sotto le sabbie del deserto del Sahara e riscoperta solo nel 2010 dal team di archeologi dell'Università del Cairo diretto dalla prof. Ola El-Aguizy. I risultati dell'eccezionale scoperta sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista "Analytical Chemistry".

"L'identificazione - ha spiegato il dott. Enrico Greco, ricercatore alla Peking University ed ex dottorando in Scienze chimiche del dipartimento, tra i coautori dell'articolo - è stata possibile attraverso l'uso di indagini proteomiche eseguite dai componenti del gruppo di ricerca in Spettrometria di Massa Organica, di cui è responsabile il prof. Salvatore Foti, che ci hanno permesso sia di accertare che il campione fosse un formaggio, sia le specie animali che hanno prodotto il latte (caprini e bovini). Questo tipo di indagine ci ha permesso inoltre di tracciare una sequenza peptidica attribuibile al batterio "Brucella melitensis". La brucellosi era una malattia già diffusa nell'antico Egitto e, fino adesso, le uniche prove derivano dagli effetti osteoarticolari rilevati sui resti di alcune mummie. Il nostro lavoro però ci permette di riportare il primo caso assoluto di presenza di brucellosi in epoca faraonica attraverso prove biomolecolari. Questo studio quindi ci permette di stabilire con più accuratezza il periodo in cui la produzione casearia si è sviluppata nell'antico Egitto e determinare meglio le abitudini socio-economiche e culturali che ne derivano. Inoltre l'uso della proteomica in residui di cibo così antichi è ancora un campo largamente inesplorato e potrebbe portare nuovi sviluppi in numerose discipline, dall'archeometria alle scienze forensi".

Il risultato di questo lavoro si inserisce nel quadro più ampio dell'ormai pluriennale cooperazione dell'Ateneo catanese con le università egiziane e che ha permesso di sviluppare un corso di Master a doppio titolo nel biennio 2015-2017 e numerose collaborazioni scientifiche. L'Università di Catania si trova quindi nuovamente in primo piano nel consolidamento delle relazioni culturali e istituzionali tra l'Italia e un partner strategico come l'Egitto.