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Salvaguardare l’ambiente con azioni e comportamenti virtuosi

Intervento sulla Giornata mondiale dell'Ambiente di Gaetano Distefano, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree al Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania

4 Giugno 2022
Alfio Russo

La Giornata mondiale dell'Ambiente si celebra ogni anno il 5 giugno ed è stata istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1972. Durante la settimana che la precede una notevole attività di seminari e incontri si sono svolti in vari Dipartimenti dell’Università di Catania per ragionare insieme e confrontarsi sull’importanza della sostenibilità e su quale direzione sia necessario intraprendere per tentare di coniugare le plurime esigenze di tutti i settori interessati al tema ambientale. La creazione della Giornata mondiale dell’ambiente ha sollecitato la realizzazione di una piattaforma globale, per la sensibilizzazione pubblica su questo argomento, che coinvolge oltre 100 Paesi. Nel 2022 sarà la Svezia il paese ospitante gli incontri istituzionali che verteranno sulla necessità di promuovere la sostenibilità ambientale, nel rispetto delle risorse naturali del pianeta, pur tenendo conto delle esigenze di una popolazione in crescita costante a livello globale.

Questo appuntamento annuale però non coinvolge solo i rappresentanti dei governi nazionali, ma è stato creato anche per promuovere una riflessione a livello locale e individuale sui grandi temi e anche sulle piccole azioni quotidiane necessarie a salvaguardare l'ambiente. Esistono comportamenti virtuosi, di cui ormai tanta parte della cittadinanza è consapevole, che bisogna adottare per garantire lo sviluppo senza compromettere ulteriormente le diverse tipologie di ecosistemi in cui l’uomo è intervenuto. Piccoli gesti possono fare la differenza limitando l'uso della plastica, evitando tutto ciò che è usa e getta, impiegando l'acqua con parsimonia, consumando il più possibile prodotti locali, prediligendo i mezzi pubblici. Ovviamente il problema riguarda anche interi settori produttivi.

Il contesto internazionale disegna un quadro in cui il fabbisogno di alimenti sta aumentando in modo significativo, a causa dell’aumento della popolazione e del cambiamento della dieta alimentare; quest’ultimo aspetto coinvolge allo stato attuale soprattutto alcuni paesi asiatici, densamente popolati e tradizionalmente vegetariani, in cui in cui sta crescendo il consumo di prodotti di origine animale. L’utilizzo di terreni agrari per la produzione di colture da energia (non per uso alimentare) complica ulteriormente la situazione in alcune zone del pianeta. Poiché non è possibile immaginare una riduzione dei consumi e, purtroppo, è di difficile risoluzione anche il problema degli sprechi alimentari prodotti, sarebbe necessario addirittura raddoppiare entro la metà del secolo la produzione di calorie e proteine nei terreni attualmente coltivati (stime effettuate prendendo il 2015 come anno di riferimento).

Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese gode di grande varietà ambientale che ci offre la possibilità di produrre molte specie diverse utilizzando anche sistemi di coltivazione variegati; per noi la sfida è soprattutto quella di migliorare la redditività delle aziende e della qualità dei prodotti, rispettando e incrementando la sostenibilità ecologica delle produzioni. Mentre nella popolazione cresce la consapevolezza sulla qualità dei prodotti agrari e di conseguenza aumenta la richiesta di materie controllate, sane e sostenibili, non vi è altrettanta consapevolezza delle difficoltà del comparto agrario, soprattutto in zone marginali, in cui l’aumento dei costi di produzione, per i piccoli e medi imprenditori, non è compensato da un adeguato aumento dei prezzi di vendita alla grande distribuzione.

Allo stesso tempo, l’Italia non produce a sufficienza e molte materie prime sono importate, nonostante i consumatori generalmente preferiscano i prodotti locali che sono considerati più sicuri. La comunità scientifica si sta interrogando proprio sull’intensificazione sostenibile come strumento di sviluppo del comparto agrario nel nostro Paese, ma anche sulle produzioni animali e quelle vegetali, sulla filiera bioenergetica e sulla trasformazione e conservazione dei prodotti. L’intensificazione sostenibile dovrebbe consentirci di aumentare la produzione senza aumentare l’impatto ambientale.

Bisogna però prestare attenzione al termine “intensificazione” che quasi sempre è percepito in modo negativo, a causa probabilmente di uno scollamento tra la maggior parte della popolazione e la produzione agricola e dalla conoscenza molto parziale delle tecnologie e delle innovazioni che stanno cambiando il volto dei processi biologici e produttivi. Intensificare significa, in agricoltura, utilizzare energia sussidiaria per ottenere rese elevate nella produzione (acqua irrigua, prodotti fitosanitari, concimi).

La posizione assunta dall'Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie è proprio quella di cercare di aumentare la produttività partendo da una mappatura delle diverse situazioni ecologiche, sociali ed economiche, per verificare quali terreni si prestino a essere convertiti verso la coltivazione intensiva e quali, invece, debbano essere mantenuti come coltivazioni estensive. Naturalmente le misure vanno intraprese a livello politico ed economico nazionale, poiché il Paese deve puntare a un aumento della produzione, ma è fondamentale aprire il dibattitto alle imprese e ai consumatori, affinché vi sia una aumentata consapevolezza e un dialogo costruttivo tra tutte le parti.

Gaetano Distefano

Il prof. Gaetano Distefano