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Sicilia/Isola tra costi e potenzialità in attesa di strategie di sviluppo centrali e non periferiche

Intervento del prof. Benedetto Torrisi, associato di Statistica economica del Dipartimento di Economia e Impresa dell'Università di Catania

12 Luglio 2022
Benedetto Torrisi

Nel corso del convegno dal titolo “Il principio di insularità nel nuovo art.119 della Costituzione” organizzato dal Centro Studi sulla Cultura dei Rischi, abbiamo avuto occasione di presentare nuovi risultati di un progetto di ricerca finanziato dall'Università di Catania, il progetto NEMO, volto a dimostrare gli effetti che la condizione di Isola e di discontinuità territoriale esercitano sui principali indicatori di ricchezza di un territorio.

Il progetto – da me diretto ed elaborato in multidisciplinarietà da Economisti applicati (prof.ssa Marina Cavalieri, prof.ssa Marcella Rizzo, prof. Lucio Siviero e prof. Gianpiero Torrisi) e da giovani ricercatori (Daniela Di Pasquale, Giuseppe Pernagallo e Salvatore Scuderi) - presenta diverse direttrici di ricerca e tutte volte a fornire una stima dei costi sull’insularità. Studiare questa grandezza ai fini di poter associare policy finalizzate ad uno sviluppo compensativo per il recupero dei divari non è semplice, poiché l’isolanità è forza ma anche debolezza su vari fronti di analisi e poterli censire tutti non è certamente semplificabile o statisticamente standardizzabile.

Ma, senza scoraggiarci, abbiamo iniziato a verificare il peso di questi costi per ogni direttrice. Nella prima abbiamo verificato cosa pesa sulla capacità competitiva di esportare per la Sicilia, nella seconda abbiamo stimato cosa pesa sul Pil regionale, nella terza abbiamo verificato il costo della mancata centralità strategica gestionale delle rotte aeree quanto pesa per i siciliani ed infine abbiamo iniziato a valutare il costo per le imprese.

Le risposte che abbiamo ottenuto sono il frutto dell’applicazione di modelli gravitazionali, di modelli spaziali e di analisi inferenziali non parametriche che ci portano a spiegarne i risultati. Abbiamo rapportato le interazioni commerciali tra le regioni Italiane e 40 paesi esteri (EU ed Extra EU) ed i risultati ci dicono che il ruolo cruciale è determinato dalle infrastrutture e dalle policy di far divenire esse centrali rispetto alle strategie di sviluppo dell’Isola. Infatti, laddove si continua ad investire nel potenziamento della rete stradale, ferroviaria e portuale le strategie per lo sviluppo corrono; mentre in Sicilia a contribuire sullo sviluppo sono solo i porti, mentre la mancata continuità territoriale (che ne aumenta le distanze temporali, di tasse e di costi) rende non significativo il contributo degli indici infrastrutturali stradali e ferroviari (mentre accade esattamente il contrario nel modello statistico generale italiano ed EU).

Un altro elemento molto interessante deriva dall'impatto esercitato dall'indice di competitività regionale sulla capacità di produrre ricchezza. Se sei Isola (come Sicilia e Sardegna) la competitività fa la sua parte sulle esportazioni e quindi sul Pil regionale. E l’efficienza e l’innovazione (componenti della competitività calcolata da Eurostat) per le nostre isole hanno un effetto negativo sulla capacità di esportare e questo rappresenta un ulteriore elemento di riflessione su dove dirigere gli investimenti per un processo perequativo.

Gli aeroporti siciliani, per la popolazione residente, non presentano un posizionamento competitivo come Roma e Milano che incide sui costi dei viaggi dei siciliani a seconda della classe tra le 115 € e le 376 € (in media in più rispetto al resto d’Italia) per gli spostamenti internazionali nelle principali destinazioni del mondo, rispetto alla posizione potenziale al centro del Mediterraneo. Se poi si valuta la perdita di salario o di guadagno per i viaggi di lavoro, l’incidenza aumenta significativamente per ogni siciliano.

Un altro dato che riusciamo a presentare, seppur con estrema prudenza statistica dovuto al momento ai primi risultati su un campione pilota (non rappresentativo) del settore manifatturiero è che l’incidenza dei costi dei trasporti (tasse, tempi di transito, salari sui tempi vivi e sui tempi di sosta e altro ancora) per produrre lavorati e semi lavorati per le imprese siciliane incidono nell’ordine del 30% in più rispetto al diretto competitore localizzato in una posizione centrale e in piena continuità infrastrutturale nodale per lo sviluppo e le iterazioni commerciali.

Le nostre conclusioni portano ad identificare un quadro chiaro. Laddove si continua ad investire sullo sviluppo infrastrutturale con l'alta velocità nella continuità territoriale si generano gli effetti migliori sugli interscambi commerciali. Laddove viene meno la continuità territoriale l'effetto delle infrastrutture è limitato esclusivamente ai porti, mentre l'impatto generato dalle infrastrutture stradali e ferroviarie diventa non significativo alla luce della marginalità dei territori rispetto ai nodi cruciali dell'alta velocità e alla mancata continuità infrastrutturale e territoriale, che si riflette sull’indicatore dei costi temporali del trasporto su ferro e su gomma. Laddove, infine, si investe sulla centralità delle rotte aeroportuali, si ricava un vantaggio competitivo in termini di costi, tempi e guadagni salariali. Contrariamente a ciò che accade per la Sicilia, con gli aeroporti internazionali ma non centrali rispetto alla posizione geografica strategica al centro del mediterraneo.

La Commissione EU si è accorta di tali squilibri ed ha posto chiari obiettivi nei goal nine di agenda 2030. Equità infrastrutturale: alla prima Commissione al Senato abbiamo manifestato con i numeri la necessità del riconoscimento dell’insularità ma con una chiara equazione Insularità = Equità di sviluppo = -Continuità territoriale. Le direttrici proposte sono: equità infrastrutturale con l’Alta velocità nazionale (quindi Ponte sullo Stretto); perequazione fiscale (fiscalità di vantaggio, riconoscimento delle ZES e attrazione degli investimenti); centralità del traffico aereo internazionale e intercontinentale, con la perequazione delle rotte e la riduzione dei costi del trasporto merci e passeggeri.

Il tema seppur ampio aggiunge al dibattito complessivo un altro elemento di ponderazione delle policy: oltre all’importanza fondamentale delle infrastrutture in una logica di continuità territoriale, occorre lavorare anche sugli indici di competitività regionale. A questo punto abbiamo un’evidenza empirica preliminare che conferma l’effetto negativo della discontinuità territoriale sul PIL siciliano.

Il lavoro è in continua evoluzione e le future linee di ricerca includono una quantificazione monetaria più puntuale dell’impatto di tali fattori sul Pil al fine di stimarne con maggiore accuratezza il costo complessivo per l’economia siciliana e fornire così una stima sui costi dell’insularità, sia a livello macro che micro.

Il prof. Benedetto Torrisi

Il prof. Benedetto Torrisi