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Ai Benedettini incontro internazionale su Shakespeare e la messa in scena del “Riccardo III” con i pupi dei Fratelli Napoli

26 Maggio 2016

L’Università di Catania in prima fila per celebrare il quarto centenario della morte di William Shakespeare. Si apre lunedì 30 maggio alle 14,30, nel Coro di notte dei Benedettini la conferenza internazionale intitolata "All the world’s a page", promossa dalla "Italian Association of Shakesperean and Early Modern Studies" (Iasems), e organizzata in sede locale dalle cattedre di Anglistica del dipartimento di Scienze umanistiche dell’Ateneo.

Le tre giornate di lavori saranno inaugurate dal rettore Giacomo Pignataro, dal direttore del Disum Giancarlo Magnano San Lio, dalla prof.ssa Gemma Persico e dalla presidentessa Iasems Alessandra Petrina. Tra i relatori si segnalano Alessandro Arcangeli (Università di Verona), William C. Carroll (Boston University) e Katherine Duncan-Jones (University College London): quest’ultima aprirà la prima sessione scientifica, coordinata dalla prof.ssa Manuela D'Amore, docente di Letteratura inglese e organizzatrice del convegno, con la relazione dal titolo "Shakespeare's Venus and Adonis: a Perfect Poem in an Imperfect World".

L’evento della prima giornata – alle 18,30 nel Museo della Fabbrica dei Benedettini - sarà la messa in scena del "Riccardo III", celebre tragedia del ‘Bardo’ nella riduzione per pupi catanesi curata dalla Marionettistica dei Fratelli Napoli, nella quale si racconteranno “le proditorie trame ordite il dal gobbo duca di Gloucester contro il suo proprio fratello Clarence, il pietosissimo assassinio dei suoi nipoti innocenti, la sua tirannica usurpazione, e tutt’assieme il corso della sua esecrata vita e della sua meritatissima morte”.

“Personaggio tipico, ma complesso per la resa di tutte le sue sfumature – spiega Alessandro Napoli -, Riccardo III impegna chi lo interpreta in un lavoro difficile, che in questo spettacolo si sdoppierà, coinvolgendo in egual misura ‘u parraturi che gli darà voce e ‘u manianti che gli darà vita e movimento. Riccardo III, come Gano di Magonza, smania per impadronirsi del trono e, per ottenerlo, non ha ritegno alcuno ad accumulare delitti su delitti, per i quali si serve con sadica gioia di assassini e sicari, né esita a circuire e sposare la vedova di un suo nemico (lui con Lady Anna, vedova del giovane principe Edoardo; Gano con Berta, vedova di Milone, padre di Orlando). Infine, la parte finale del dramma, con la sua sequenza tripartita di campo dei buoni (Richmond), campo dei cattivi (Riccardo III) e battaglia conclusiva, riproduce fedelmente la sequenza di scene di moltissimi terzi atti finali di serate dell’Opera dei Pupi. E la gran parlata di Richmond vittorioso, conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la sostanziale affinità della tragedia con un’altra fondamentale cifra ideologica dell’Opera dei Pupi: l’aspirazione a un ordine del mondo più giusto”.

Ufficio Comunicazione e Stampa
Università di Catania
Mariano Campo