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“Early immersion”, a Medicina un progetto pilota di didattica sperimentale e orientamento

L’innovativo modello didattico è stato sperimentato nelle sale operatorie ibride ad alto contenuto tecnologico del padiglione del Centro di Alte Specialità e Trapianti del Policlinico universitario

4 Maggio 2021
Mariano Campo

Realizzare una “early full immersion” dello studente di Medicina nelle dinamiche e diverse realtà professionali per creare delle giuste motivazioni e determinare un orientamento professionale certo basato sull’esperienza pratica e realmente vissuta.

Sono questi gli obiettivi dell’innovativo modello didattico che è stato sperimentato nelle prime due settimane di aprile all’interno delle sale operatorie ibride ad alto contenuto tecnologico del padiglione Centro di Alte Specialità e Trapianti del Policlinico universitario di Catania, su iniziativa del prof. Pierfrancesco Veroux, ordinario di Chirurgia Vascolare e della prof.ssa Alessia Giaquinta, associato di Chirurgia Vascolare nell’Università di Catania. Il progetto pilota, destinato agli studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, intende permettere agli allievi di acquisire nuove conoscenze “respirando, osservando e conoscendo” un ambiente lavorativo, tramite una full immersion professionale che vada oltre il semplice apporto nozionistico.

«In un attimo lo studente si ritrova ad essere già un medico» sintetizza efficacemente il prof. Veroux.

Le sale operatorie ibride del CAST, dedicate al trattamento di patologie complesse in ambito cardiovascolare, sono state disegnate e progettate per permettere un accesso protetto allo studente, anche grazie alle telecamere ambientali ed un sistema di esportazione di qualunque apparecchiatura presente in queste sale ipertecnologiche.

Il secondo momento essenziale è stato quello del coinvolgimento emotivo e motivazionale dello studente. «Abbiamo chiesto ai nostri studenti di partecipare volontariamente a questa iniziativa sperimentale – spiega il chirurgo catanese – e tutti hanno aderito con entusiasmo, nonostante fosse previsto un carico didattico settimanale significativamente superiore a quello previsto inizialmente».

Il progetto si è quindi articolato nella trattazione di un argomento specifico della disciplina di chirurgia vascolare, tramite la proiezione di slide e video in lingua inglese. Successivamente si è esposto un caso specifico sulla patologia vascolare oggetto della presentazione, mostrando tra l’altro l’approccio all’iter diagnostico e clinico, i dispositivi biomedicali che sarebbero stati utilizzati (cateteri, stents, palloni, strumentario chirurgico). Infine gli studenti hanno potuto assistere a dei “live cases” sull’argomento didattico trattato.

Mediante una telecamera ambientale venivano poi cosi descritte e potevano essere visualizzate dagli studenti tutte le diverse fasi di un intervento chirurgico: la gestione del paziente da parte degli infermieri di sala e dall’anestesista, la preparazione del tavolo operatorio, la scelta dei dispositivi medici da utilizzare, e le diverse fasi dell’intervento in diretta. Giornalmente inoltre a otto studenti è stata data la possibilità, su base volontaria, di partecipare in presenza alla didattica sperimentale e all’evento operatorio.

«Ovviamente tutto il personale infermieristico e sanitario ha partecipato al momento didattico e formativo – sottolinea il prof. Veroux -, ciascuno per le proprie competenze, mostrando agli studenti i percorsi, i comportamenti da tenere, le diverse mansioni, le fasi dell’intervento e così via. A fine procedura sono stati poi mostrati all’interno della sala operatoria tutti i dispositivi utilizzati e gli studenti hanno avuto la possibilità di “toccarli ed utilizzarli».

«A nostro avviso – conclude il docente – è un’iniziativa che può facilmente essere esportata in altri corsi di laurea o esperienze didattiche, anche alla luce del gradimento e interesse dei nostri studenti che hanno mostrato di apprezzare questo momento di didattica sperimentale e orientamento professionale».