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Il progetto mira a prevenire la diffusione della malattia Huanglongbing con un approccio multidisciplinare che include attività di ricerca, le realtà produttive ed i servizi fitosanitari.
Prevenire la diffusione della malattia del greening degli agrumi, anche conosciuta come Huanglongbing, attraverso un approccio multidisciplinare che include attività di ricerca (quali l’individuazione e il trasferimento di fonti di resistenza e la definizione di innovative tecniche di lotta alla malattia ed agli insetti vettori), le realtà produttive ed i servizi fitosanitari.
Sono gli obiettivi del progetto “Preventing HLB epidemics for ensuring citrus survival in Europe- PRE-HLB", finanziato nell’ambito del piano Europeo Horizon2020 e coordinato dal professor Leandro Peña (Institute for Plant Molecular and Cellular Biology di Valencia, su cui nei giorni scorsi, a Catania, si sono confrontati numerosi esperti. Al meeting annuale del progetto, infatti, hanno preso parte i ricercatori, in qualità di partner, del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA-OFA) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
I ricercatori partecipanti al meeting
Il greening degli agrumi è una patologia causata dall’agente eziologico Candidatus liberibacter, un batterio diffuso da insetti della specie Tryoza erytreae e Diaphorina citri. Nelle aree in cui si ritrovano il batterio e gli insetti vettori (Asia, Stati Uniti d’America, America latina e Sud Africa fra gli altri), la malattia sta causando enormi danni con ripercussioni negative su rese e qualità del prodotto. Tali danni sono resi ancora più devastanti dalla velocità di diffusione della malattia unita alla mancanza di tecniche di lotta efficaci.
Ad oggi in Europa non sono segnalati casi di greening degli agrumi, ma la necessità di un’azione di contrasto coordinata a livello Europeo è resa quanto mai urgente dal recente ritrovamento dell’insetto vettore Tryoza erytreae, prima d’allora sconosciuto, nella penisola Iberica. Le giornate di lavoro organizzate dal Di3A e dal CREA-OFA, ed ospitate presso i locali del Di3A hanno riunito sotto uno stesso tetto esperti da tutto il mondo ed hanno consentito di fare il punto sulla diffusione della malattia e, soprattutto, sull’efficacia delle tecniche di contrasto ad oggi introdotte.
«Molto rimane ancora da fare nella lotta ad HLB - ha spiegato il coordinatore del progetto, Leandro Peña -, ma solo dalla condivisione di informazioni e di ‘best practices’ fra paesi ed all’integrazione di conoscenze fra centri di ricerca sarà possibile arrivare alla messa a punto di interventi agronomici efficaci che preservino lo stato fitosanitario delle piante garantendo al tempo stesso elevati standard qualitativi ed ambientali alla produzione agrumicola. Un approccio organico questo che non potrà che essere replicato nell’affrontare le sfide fitosanitarie che inevitabilmente interesseranno il futuro prossimo dell’agricoltura, un settore produttivo intrinsecamente esposto alla minaccia di nuove epidemie acuite dalla progressiva perdita di variabilità genetica a vantaggio di poche varietà d’elite e dall’instaurarsi di fitti scambi commerciali a livello globale».
L'intervento del prof. Leandro Peña dell'Institute for Plant Molecular and Cellular Biology di Valencia
Le relazioni e le tavole rotonde che si sono svolte nei due giorni dei lavori hanno visto il contributo dei rappresentanti di 24 centri di ricerca ed imprese attive in Europa e nei principali paesi produttori extra Europei (Brasile, Israele, Regno Unito). Le diverse competenze che animano il progetto si sono integrate nella descrizione di nuovi approcci biotecnologici per lo sviluppo di varietà tolleranti a HLB o di controllo della diffusione degli insetti vettori. Al tempo stesso, nuove evidenze circa i meccanismi genetici della resistenza alla malattia sono stati messi in luce attraverso il sequenziamento di specie affini agli agrumi naturalmente resistenti al greening che rappresentano una speranza per l’introduzione di geni di resistenza in varietà commerciali.
Molto apprezzate dai partecipanti anche le visite tecniche organizzate nell’ultimo giorno di attività che hanno consentito ai ricercatori presenti di conoscere i programmi di breeding attualmente in corso di svolgimento presso le istituzioni italiane, le collezioni di germoplasma, ma anche le iniziative imprenditoriali legate al settore vivaistico e a quello produttivo.
L’auspicio è che grazie a questo momento di confronto il progetto prosegua con nuovo slancio attraverso l’indispensabile collaborazione tra diverse competenze per il raggiungimento di importanti risultati per la sopravvivenza dell’agrumicoltura a livello mondiale.
Un momento delle attività sul campo