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La crescita dell’area dello Stretto di Messina

Lo studio condotto dalla docente Licia Lipari sull’area siculo-calabrese e i possibili scenari e trasformazioni urbano-metropolitane in relazione ai processi di globalizzazione socio-economica nell’area dello Stretto

10 Aprile 2021
Alfio Russo

Oltre un milione 300 mila turisti nell’area dello Stretto di Messina, di cui il 47% dall’estero. Sono solo alcuni dati, relativi al 2016, che evidenziano la crescita del turismo internazionale in alcuni siti dell’area dello Stretto e in particolar modo nelle Isole Eolie, a Taormina e a Giardini, a Milazzo e a Gioiosa Marea sulla sponda siciliana e nell’area della piana (Palmi e Gioia Tauro) sulla sponda calabra. Dai dati emerge anche una diminuzione degli arrivi internazionali a Reggio Calabria, mentre confermano una certa attrattività Scilla, Gerace, Messina e Savoca.

Ad illustrarli è stata la prof.ssa Licia Lipari, docente di Sociologia dell'Ambiente e del Territorio del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, nel corso del webinar dal titolo “Scenari dello Stretto” organizzato nell’ambito della Rassegna Storie Magistrali.

Una conversazione che ha preso spunto dal libro “Scenari dello Stretto” (edito dalla casa editrice italiana FrancoAngeli) con cui la docente ha analizzato i processi di globalizzazione socio-economica che pongono le città dinnanzi a nuove sfide, tra cui la capacità attrattiva e il potenziamento delle infrastrutture di mobilità, concentrandosi principalmente sull’area dello Stretto.

Un dibattito - aperto dai docenti del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’ateneo catanese Pinella Di Gregorio, presidente del corso di laurea magistrale di Storia e Cultura dei Paesi mediterranei, e Carlo Colloca – che ha registrato anche l’intervento di Matteo Colleoni, docente di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Milano-Bicocca e Direttore del Centro Studi e Ricerca su Mobilità, Turismo e Territorio, sulle tematiche generali del ruolo del viaggio e le differenti figure dei viaggiatori, la morfologia socio-territoriale delle aree metropolitane e l’attrattività dei territori.

Nella foto in alto Licia Lipari e Matteo Colleoni, in basso Carlo Colloca e Pinella Di Gregorio

A seguire la prof.ssa Licia Lipari ha illustrato il quadro socio-economico «dell’Area dello Stretto che comprende oltre 5.700 chilometri quadrati con una popolazione residente nel 2011 che superava un milione 100 mila abitanti».

«Gli insediamenti abitati si concentrano principalmente lungo le coste, mentre nelle zone interne si assiste ad una “polverizzazione” degli insediamenti, ad un’alta dispersione di questi sul territorio – ha spiegato la ricercatrice -. Ben 15 i poli connotati da una molteplicità di funzioni quali la residenziale, la manifatturiera e la commerciale definiti Aree di centralità che, ad eccezione di Polistena in Calabria, si trovano lungo le coste dell’Area dello Stretto».

«Nel 2011 – aggiunge la prof.ssa Lipari – i giovani rappresentavano il 19,4% della popolazione, il 18,8% con meno di 19 anni, il 42,4% tra i 35 e i 64 anni, il restante 19,3% oltre i 65 anni. Con attenzione alle due città dello Stretto, i giovani messinesi si concentrano principalmente al di fuori del centro urbano, a Reggio, invece, la tendenza è opposta. L’Area di Mobilità Integrata dello Stretto genera il 64% dei flussi che attraversano l’Area dello Stretto, oltre 400 mila gli spostamenti per motivi di lavoro e studio.

«Con uno sguardo al futuro dell’Area dello Stretto – continua la prof.ssa Lipari - emerge la necessità di una programmazione di politiche e di interventi basati su una visione multicentrica che rivaluti l’eterogeneità dei territori interni ai suoi confini, l’esigenza di un piano della mobilità che tenga conto dei legami degli scambi già esistenti nello Stretto e che coinvolga le aree interne. Interventi congiunti per ampliare le interrelazioni tra comuni potrebbero apportare maggiore dinamismo all’intera area facendo sì che le risorse socio-economiche si distribuiscano sul territorio in maniera più armonica. In quest’ottica, il patrimonio presente nelle aree meno accessibili potrebbe essere inserito tra le nuove risorse dell’Area e costituire maggiore fonte di attrattività».

È possibile rivedere il webinar al seguente link