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Il rettore Francesco Priolo: «Solo mettendo insieme tutte le realtà del territorio possiamo far risorgere il “periodo” dell’Etna Valley»
Le nuove tecnologie a sostegno dello sviluppo sostenibile. Un tema “caldo” e attuale visto l’enorme rischio per la popolazione mondiale derivante dai cambiamenti climatici evidenziato con forza dagli scienziati e che emerge sempre più all’attenzione del grande pubblico grazie anche al “Fridays for Future”, il movimento giovanile che si ispira alla giovane attivista svedese Greta Thunberg.
E ieri pomeriggio, nella sede del Polo Tecnologico dell’Università di Catania, esperti del settore – moderati dal prof. Emanuele Rimini - ne hanno parlato nel corso del seminario dal titolo "Cambiamento climatico e tecnologie per uno sviluppo sostenibile" organizzato dalla sezione etnea dell'Aeit (Associazione italiana di Elettrotecnica, Elettronica, Automazione, Informatica e Telecomunicazioni), in collaborazione con i dipartimenti di Ingegneria elettrica elettronica e informatica e di Ingegneria civile e Architettura dell'Università di Catania, con l'Ordine degli Ingegneri e con la Fondazione Ordine degli Ingegneri di Catania.
A lanciare un messaggio alle “forze” del territorio è stato proprio il rettore Francesco Priolo dell’Università di Catania che nel ricordare «come negli anni scorsi, in modo pioneristico, ma a livello internazionale, in molti avevano avviato quella interazione tra enti pubblici come il nostro ateneo, enti di ricerca e le aziende private, con una modalità innovativa, poi copiata anche all’estero, che rappresentava uno stimolo per l’università del futuro e per il territorio stesso».
«Sono convinto che, mettendo nuovamente insieme tutte le realtà del territorio, possiamo fare tanto per Catania perché abbiamo le potenzialità, dobbiamo far risorgere quel periodo di sviluppo dell’Etna Valley e l’Università di Catania può giocare un ruolo importante al fianco delle aziende e dei centri di ricerca presenti nel territorio» ha aggiunto il rettore alla presenza del presidente della sezione Aeit di Catania, Calogero Cavallaro, del presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, Giuseppe Platania, il presidente della Fondazione Ordine degli Ingegneri di Catania, Mauro Scaccianoce, del direttore del Dicar, Enrico Foti, e del direttore del Dieei Giovanni Muscato.
«La nostra università, con la sua storia e le sue professionalità, ha le carte in regola per svolgere questo ruolo, ma deve trovare modelli nuovi e innovativi e non copiare le altre e soprattutto fare massa critica insieme alle altre forze del territorio e non limitarsi alle semplici lotte di quartiere» ha concluso il prof. Priolo
Una “strada” suggerita anche dall’ingegnere Pasquale Pistorio, ex amministratore delegato della STMicroelectronics, “pioniere” della eco-sostenibilità e precursore dell’Etna Valley.
«Oggi il global warming, il riscaldamento globale, è la più grande sfida dell’umanità da affrontare nei prossimi due decenni, ma io sono ottimista, perché esistono le tecnologie e la volontà politica per risolvere i problemi e salvare il Pianeta – ha detto in apertura l’ex ad della multinazionale -. La St ha avuto sempre questa sensibilità, è stata sempre socialmente responsabile e ha insistito sui temi della ecologia perché si guadagna. Non è un obbligo morale, ma un guadagno».
E l’ingegnere Pistorio, a dimostrazione della sua tesi, ha rievocato il “decalogo ambientale di St” del 1993, che dettava le regole per poter diventare un’impresa a zero emissioni non compatibili per l’ambiente, sottolineando i risultati emersi in 11 anni di investimenti ecologici della St.
«Dal 1994 al 2004 la St ha investito in programmi ecologici una cifra di circa 300 milioni di dollari cumulativi, risparmiandone ben 900 – spiega l’ing. Pistorio, che nel 2005 ha lasciato la St -. Ecco, quell’utile di 600 milioni di dollari dimostra come investendo nella sostenibilità aumentano i profitti e si fa bene all’ambiente, al territorio e alla società. Chi non l’ha ancora capito ha soltanto paura. Però, bisogna fare gioco di squadra fra istituzioni, imprese e cittadini».
E proprio l’esempio di St e della sua “cultura” incentrata su integrità, dedizione, sensibilità sui costi, responsabilità sociale deve essere seguito anche dalle altre imprese, dalle istituzioni e dai cittadini.
«Le istituzioni devono fare tre cose: incentivare, regolamentare, educare – ha spiegato l’ing. Pistorio -. E in parte questo già si comincia a vedere come ad esempio in Cina dove Shenzhen sarà la prima città al mondo ad avere trasporti pubblici solo elettrici. Shangai le è molto vicina ed entro il 2020 le tutte le principali città della Cina avranno un trasporto pubblico elettrico. Un esempio di come le istituzioni possono guidare il cambiamento. Ma le istituzioni devono impegnarsi anche nell’educazione, attraverso i media, gli incontri e tutti gli strumenti di cui possono disporre».
E sui cittadini l’ing. Pistorio ha rievocato «l’applicazione delle tre famose “R”: ridurre, riusare, riciclare». «Il contributo dei singoli è fondamentale – ha aggiunto l’ex ad di StM -. Noto con piacere che su questi temi c’è una sensibilità sempre crescente, grazie anche al movimento di Greta Thumberg che ha coinvolto milioni di persone. Lei rappresenta una grande innovazione a livello sociale, tutti i cittadini possono incidere in modo profondo nell’ambiente in cui vivono, nelle proprie famiglie e nelle imprese in cui lavorano».
Nel corso del focus sono intervenuti anche Giuseppe Ferla (già responsabile della ricerca e sviluppo di ST Catania) e Cosimo Gerardi (responsabile Ricerca e Sviluppo della 3Sun-Enel Gren Power).
«Ancora oggi il 30% della società moderna utilizza combustibili fossili per produrre energia elettrica, per movimentare i trasporti e per le industrie – ha spiegato Ferla -, una fetta ancora importante che per essere sostituita con tecnologie sostenibili necessita di 6-8mila miliardi di euro di investimenti. Una trasformazione necessaria e conveniente con l’avvento della società post-industriale perché basti pensare che tra le prime società quotate in borsa ben 5 sono post-industriali come Amazon, Google e Apple che non utilizzano combustibili fossili».
«E l’Italia, in questo contesto? Potrebbe non sembrare vero, ma nel campo delle energie rinnovabili è la seconda al mondo, ma è necessaria una innovazione, una spinta al cambiamento e un contributo dello Stato per non farsi superare dai Paesi emergenti – ha aggiunto l’ing. Ferla -. Occorrono interventi in campo normativo che impongano comportamenti virtuosi come ad esempio l’utilizzo di energie rinnovabili nelle nuove costruzioni».
A seguire Cosimo Gerardi si è soffermato sulle tecnologie attuali e sugli sviluppi del solare i cui costi sono sempre più ridotti grazie «al rendimento delle nuove celle fotovoltaiche».