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Hanno firmato stamattina il contratto a tempo indeterminato. Il rettore Francesco Priolo: «Oggi è il giorno dell’appartenenza: dopo tanti anni di precariato abbiamo dato piena dignità a 140 lavoratori e lavoratrici»
Applausi e lacrime, di gioia; sorrisi e selfie, brindisi e una grande foto ricordo sotto l’albero di Natale che campeggia nel chiostro del Palazzo centrale. Centoquaranta lavoratori precari dell’Università di Catania hanno firmato questa mattina il proprio contratto di assunzione a tempo indeterminato, grazie alla decisione del Consiglio di amministrazione dell’Ateneo del 21 ottobre scorso.
«Oggi è un giorno di festa per l’Università di Catania - ha sottolineato il rettore Francesco Priolo nel suo messaggio augurale -; dopo tanti anni di precariato e di attese abbiamo dato piena dignità a numerosi lavoratori e lavoratrici, e alle loro famiglie, che con dedizione e senso di responsabilità hanno dato tanto a questa istituzione. E proprio l’Ateneo, a cui dedicate il vostro tempo e il vostro impegno, oggi dimostra di essere la vostra casa e la vostra famiglia, per questo la cerimonia di oggi è una vera e propria festa dell’appartenenza».
Nell’aula magna hanno preso posto tutti coloro che da diversi anni svolgono il proprio servizio negli uffici dell’amministrazione centrale, dei dipartimenti, dei centri di servizio, e che adesso non saranno più precari, ma entreranno a pieno titolo nei ruoli dell’Ateneo essendo stati inseriti in tre differenti liste di stabilizzazione: 19 lavoratori impegnati in Progetti di utilità collettiva (Puc), 26 con contratto a tempo determinato e 95 con la procedura della Legge Madia.
«Nonostante le ristrettezze che affliggono tutti gli atenei meridionali – ha aggiunto il rettore - con il direttore generale, gli organi di governo e le organizzazioni sindacali siamo riusciti a raggiungere questo traguardo e trovare una soluzione. L’Università di Catania ha una storia gloriosa che risale al 1434, e nonostante le recenti vicende che ci hanno riguardato, tutti insieme riusciremo a superare le difficoltà esistenti. Siamo sulla strada giusta per tornare a competere con tutti gli atenei in Italia e anche a livello internazionale».
Il rettore, infine, ha rivolto un appello ai lavoratori: «L’Università di Catania potrà diventare un esempio virtuoso, ma solo con l’aiuto e l’impegno ulteriore di tutti e senza contrapposizioni tra le sue componenti. Non appena torneremo in carreggiata avremo più risorse per le progressioni orizzontali e verticali e anche per stabilizzare gli ultimi precari rimasti, per garantire stabilità e sicurezza anche a loro pur nel rispetto delle esigenze di bilancio».
Concetti ribaditi anche dal direttore generale facente funzioni, il dott. Giuseppe Caruso: «Oggi ho l’onore di chiudere questo percorso che dura purtroppo da troppi anni – ha detto Caruso -, a coronamento di un periodo impegnativo della loro vita professionale. Al nostro personale chiedo un rinnovato impegno, perché l’Università necessita dell’apporto e della disponibilità di tutti per affrontare le sfide che ci attendono e sostenere le nuove attività che avvieremo».
Nel corso della cerimonia è stato ricordato anche il collega precario del dipartimento di Scienze umanistiche Agatino Reito prematuramente scomparso nel 2017. E in conclusione, i dipendenti hanno voluto indirizzare un messaggio di ringraziamento al rettore Priolo: "Vogliamo condividere con Lei la grande soddisfazione per il raggiungimento dell’obiettivo tanto atteso da noi tutti. Oggi finalmente raggiungiamo quella serenità familiare e professionale che dovrebbe essere sempre garantita a ciascun lavoratore e tale traguardo è stato raggiunto anche per il Suo concreto impegno, che risulta ancora più prezioso in considerazione delle difficili condizioni in cui versa il nostro Ateneo. Riteniamo pertanto doveroso manifestarLe la nostra gratitudine unitamente all’impegno, da parte nostra, a contribuire con ancora più entusiasmo alla crescita della nostra Istituzione". "Il nostro pensiero - concludono - è per quanti ancora oggi non hanno raggiunto la stabilità lavorativa, nell’auspicio che possano – tutti indistintamente – vedere concretamente riconosciute le loro professionalità ed esaudite le loro aspettative quanto prima".