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È il messaggio che lo psicanalista e saggista Massimo Recalcati ha rivolto agli oltre mille spettatori che ieri hanno partecipato al webinar organizzato dalla Scuola Superiore di Catania
«Il Covid ci ha insegnato diverse lezioni così come avviene nelle aule universitarie e delle scuole. Basti pensare al nostro luogo di incontro di oggi, siamo su una piattaforma digitale che prima vedevamo come isole artificiali sparse per il mare, isole che noi stiamo collegando tramite ponti perché le nostre vite, obbligate alla chiusura per l’emergenza sanitaria, hanno bisogno di aperture così come le scuole. Non esiste una scuola chiusa, l’esistenza stessa della scuola è l’apertura e grazie alla tecnologia siamo riusciti a tenerle vive. Dobbiamo imparare a convivere con l’impossibile senza farci annientare».
Con queste parole lo psicoanalista e saggista Massimo Recalcati, docente all'Università IULM di Milano, ha aperto il webinar “La curva dell’angoscia: riflessioni psicoanalitiche sul trauma del Covid” organizzato dalla Scuola Superiore di Catania che ha affascinato oltre mille “spettatori” incollati agli schermi nelle proprie abitazioni. Un incontro aperto dal rettore Francesco Priolo e dalla prof.ssa Maria Rosaria Maugeri, presidente della Scuola Superiore di Catania, che ha registrato anche gli interventi dei docenti Giovanni Lo Castro e Santo Di Nuovo dell’Università di Catania.
Lo psicanalista Massimo Recalcati nel corso del webinar
«Il Covid ci ha lasciato sei lezioni – ha detto il saggista -: la prima è la cura dei nomi e dei volti, una pratica che ha come fondamento etico la distinzione tra il nome e il numero perché in questo anno abbiamo assistito alla proliferazione di numeri, alla riduzione della vita a numero, all’anonimato, abbiamo visto curve epidemiologiche che rappresentavano la morte con un grafico. Non dobbiamo confondere il nome con il numero, la cura è la difesa del nome dinanzi anche alla morte di massa».
«La seconda è il rapporto tra trauma e angoscia – ha aggiunto -. Il virus ci ha fatto conoscere la polvere, l’impotenza della scienza a noi che credevamo di essere i padroni del mondo grazie alla tecnica e all’economia. Siamo stati travolti dal trauma perché il virus ci ha colti impreparati lasciandoci nell’angoscia, testimoniata anche da atti di panico, quando la morte e la malattia dilagavano. Il virus ha creato angoscia perché non riuscivamo a localizzarlo, a identificarlo, è una presenza costante che ci impedisce di distinguere l’amico dal nemico perché il contagio può essere causato anche da un familiare. Adesso vediamo la salvezza nel vaccino, la risposta immediata della scienza».
«Il Covid ha messo in evidenza una profonda ambivalenza che caratterizza i nostri rapporti con l’altro perché la nostra vita senza le esperienze con gli altri è una vita morta – ha detto Recalcati - Prima del Covid avevamo paura dello straniero, in alcuni posti nel mondo sono stati eretti dei muri, adesso lo “straniero” è ovunque, è possibile fonte di contagio e ha reso fragile il rapporto con l’altro».
«Un'altra lezione è che occorre ripensare al nostro concetto di libertà perché siamo cresciuti coltivando un concetto libertino della libertà come proprietà individuale – ha spiegato -. Non è un concetto sbagliato, ma è solo una faccia, l’altra faccia è la solidarietà, la connessione, la fratellanza da cui nasce l’Unione Europea. La libertà implica la solidarietà della comunità, alla condivisione dei luoghi comuni. Abbiamo assistito a tante manifestazioni di solidarietà, ma anche di egoismo individualistico. La salvezza dal male o è collettiva o è impossibile».
Le ultime due “lezioni” per Recalcati sono rappresentate dalla “fatale convivenza con l’intruso» e «la costruzione del futuro migliore». «La scorsa estate l’abbiamo vissuta senza tenere conto della seconda ondata del Covid, siamo ritornati a vivere senza considerare la fase 2 e senza considerare che il virus lasci sempre dei segni in chi ne è stato colpito. Dobbiamo ricalibrare il concetto di guarigione non come liberazione dal male, ma come convivenza con il male e questo crea angoscia» ha detto il saggista.
E il futuro? «Cura dei nomi, superamento dei problemi di reinserimento sociale e della paura dell’altro come nemico che incide sulle relazioni – ha aggiunto -. Ma anche superamento della “fobia sociale” già presente prima del Covid nei nostri giovani tendenti all’isolamento, alla vita che rifiuta la vita. Il Covid ci ha insegnato che dalle rovine possiamo realizzare opere d’arte, dal buio possiamo ritornare alla luce e al tempo stesso che può rappresentare una spinta alla vita così come alcuni miei pazienti sono riusciti a superare le loro problematiche grazie al Covid. Occorre un progetto, e in questo le istituzioni devono fare la loro parte, per costruire un futuro migliore partendo dai resti, per restituirci la vita di prima con gli abbracci e i viaggi».
Il rettore Francesco Priolo nel corso del webinar
E non a caso il rettore Francesco Priolo ha evidenziato il ruolo dell’Università di Catania nel corso della pandemia. «Ogni giorno vediamo l’angoscia dei nostri studenti privati della normalità, costretti a contatti solo virtuali, ad una distanza sociale che ha fatto crescere problemi e rubato sogni e progettualità – ha spiegato il rettore -. Anche il nostro ateneo è stato colpito da eventi tragici e abbiamo risposto creando, grazie ai nostri psicologi, uno spazio d’ascolto per gli studenti, per dare loro un aiuto tangibile in un periodo così difficile e complesso. Speriamo che questo periodo finisca presto e che possiamo ripartire costruendo i nostri sogni a partire dai nostri ragazzi».
Un “progetto” che vede la Scuola Superiore di Catania in prima linea. «Nel periodo di chiusura delle residenza per l’emergenza pandemica – ha spiegato la presidente Maria Rosaria Maugeri - la “Scuola” ha organizzato diversi webinar per aiutare i nostri allievi a confrontarsi e per superare quei momenti di rabbia, angoscia e frustrazione da cui dobbiamo ripartire per sperimentare una nuova società che potrebbe regalarci un futuro migliore».
Per rivedere il webinar vai al seguente link