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“Dobbiamo trasformare la memoria in azioni per evitare un nuovo Olocausto”

L’invito rivolto ai giovani dalla prorettrice Francesca Longo nel corso della giornata di studi organizzata in occasione del Giorno della Memoria dall'Università di Catania

28 Gennaio 2022
Alfio Russo

«Tutti noi abbiamo la responsabilità di ricordare, soprattutto ai più giovani, e trasformare la memoria in azioni per garantire il futuro delle nostre democrazie ed evitare un nuovo Olocausto. Per l’Università di Catania è un obbligo morale e un dovere istituzionale in quanto è il luogo ideale dove ricerca e confronto critico devono poter arginare quelle “false verità” sulla Shoah che purtroppo ancora oggi leggiamo. La comunità accademica deve dare un contributo fondamentale per aprire la società ai reali cambiamenti grazie alla diffusione dei diversi saperi e delle conoscenze per tutelare i diritti umani di tutti».

Con queste parole la prorettrice Francesca Longo dell’Università di Catania ha aperto la sessione etnea dell’iniziativa “La memoria e l’oblio - La Shoah: i regimi giuridici, i silenzi, le narrazioni, le visioni” promossa dalla Facoltà di Scienze economiche e giuridiche dell’Università Kore di Enna e dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania in collaborazione con Odisseuro – Comunità Interdisciplinare per lo Studio della Storia del Mediterraneo e Gerta Human Reports – Agenzia/Scuola Sperimentale di Fotogiornalismo Umanistico e Sociale.

Un evento, organizzato in occasione del Giorno della Memoria, dedicato alle vittime dell'Olocausto, coordinato da Stefania Mazzone (docente di Storia delle Dottrine politiche e di Teorie e tecniche del fotogiornalismo umanistico dell’ateneo catanese) e da Jacopo Torrisi (docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno di Unikore), con l’obiettivo di dare forma ad una possibile «ecologia della memoria» sulla base dei paesaggi storici, giuridici, letterari, visuali, delle narrazioni e della memoria della Shoah.

Un dialogo inter-ateneo tra Catania e la Kore di Enna tra studiosi, giuristi, storiografi e sociologi che hanno affrontato la tematica con una chiave multidisciplinare.

Diverse ricerche degli studiosi dell’ateneo catanese condotte da Andrea Giuseppe Cerra e Giuseppe Speciale hanno approfondito, in questi anni, la Catania ebraica del ‘400, e in particolar modo il rapporto tra le istituzioni rabbinica e aragonese, e gli eventi riguardanti l’applicazione delle leggi razziali in Sicilia nel 1938 e le implicazioni sulla comunità ebraica catanese.

«Gli ebrei siciliani non costituivano una comunità organizzata, ma erano perfettamente integrati nella comunità siciliana» spiega il prof. Giuseppe Speciale nel suo studio che mostra uno spaccato della presenza ebraica in Sicilia e in particolar modo evidenzia che i cittadini italiani di origine ebraica presenti sull’isola erano 202 di cui 75 a Catania distribuiti in dodici famiglie. Una percentuale pari a meno della metà della media nazionale visto che in Sicilia vi erano quattro milioni e mezzo di italiani non ebrei.

Nello studio vengono ricordati anche i docenti di origine ebraica dell’ateneo catanese Angelo Segre (storico dell’economia), Maurizio Ascoli (infettivologo) e Tullio Ascarelli (giurista).

«Ma le storie, e le persecuzioni subite, di Azeglio Bemporad, senese di nascita, ma catanese d’adozione, accademico dei Lincei che ha svolto la sua carriera scientifica all’Osservatorio Etneo, o di Cesare Grassetti, veneto di nascita, docente di diritto civile nella facoltà di Giurisprudenza a Catania sono anche molto particolari» aggiunge il ricercatore Andrea Giuseppe Cerra alla presenza della coordinatrice dei lavori Stefania Mazzone e della direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali Pinella Di Gregorio.

«La Shoah rappresenta una cicatrice del nostro presente, una macchia dell’orrore» ha detto Jacopo Torrisi, coordinatore della tavola rotonda dal titolo “Il silenzio, la parola, la visione” che ha registrato gli interventi di importanti testimoni della dimensione privata e pubblica della Memoria come Sara Cividalli e Alberto Cavaglion e dei suoi paesaggi fisici con Carlo Greppi.

«Ancora oggi, purtroppo, assistiamo alla presenza nell’Europa occidentale di una destra xenofoba, vuol dire che qualcosa non va – ha precisato Greppi -. Incontri come questo rivestono un ruolo fondamentale educativo-sociale per far sì che non si ripetano nuovi stermini. Dobbiamo tenere in vita i “guardiani della Memoria” che purtroppo stanno scomparendo o invecchiando, sono loro i depositari del trauma e il loro ricordo non deve sbiadire nel tempo».

Nel corso della sessione etnea sono state proiettate alcune tavole della graphic novel sul rastrellamento del ghetto ebraico di Roma “La stella spezzata” di Mario Falcone e un corto sulla Catania ebraica, basato sul volume di Andrea Giuseppe Cerra “Gli Ebrei a Catania nel XV secolo tra istituzioni e società” (Bonanno, 2020) e sull’applicazione locale delle leggi razziali secondo gli studi di Giuseppe Speciale a cura di Gerta Human Reports.

In foto le docenti Francesca Longo e Stefania Mazzone

In foto le docenti Francesca Longo e Stefania Mazzone