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Il sito del nuovo organo ufficiale d'informazione d'ateneo è accessibile all'indirizzo www.unictmagazine.unict.it
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Intervento di Andrea Giuseppe Cerra, dottore di ricerca in Scienze Politiche al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Catania
«L'epoca nuova è destinata a costituire l'umanità, non solo nelle sue applicazioni individuali, ma tra popolo e popolo. È destinata a organizzare l'Europa di popoli liberi, indipendenti quanto alla missione interna, associati tra loro a un intento comune, sotto la divisa: libertà, eguaglianza, umanità». Le parole di Giuseppe Mazzini risuonano ancora oggi più che mai attuali. Il 9 maggio di ogni anno rendiamo omaggio alla Giornata dell’Europa, lo stesso giorno in cui, nel 1950, Robert Schuman, ministro degli esteri francese, delineava le linee programmatiche che avrebbero portato alla nascita della Comunità economica europea (Cee).
La Sicilia fu una diretta protagonista del percorso comunitario. Uno dei momenti determinanti della nascita dell’Europa unita si tenne a Messina, tra l’1 e il 3 giugno 1955. In quella occasione, su iniziativa del ministro degli esteri italiano, Gaetano Martino, si riunirono i sei paesi della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca). Il lavoro preparatorio condotto in quelle giornate fu essenziale, tanto che si parlò di “spirito di Messina” per enfatizzare l’azione condotta dai padri fondatori della Cee nel biennio che portò ai Trattati di Roma del 25 marzo 1957.
L’Europa come luogo della “pace perpetua”, per dirla con Kant, sebbene oggi valori indiscutibili come la pace e la fratellanza tra i popoli sono minacciati ai confini dell’Europa da un susseguirsi di atti ostili che impongono a tutti noi, cittadini europei, di non dare per assodate le conquiste di civiltà del passato.
In Ucraina dal 24 febbraio scorso ha avuto inizio una vera e propria invasione da parte della Federazione Russa. Un conflitto ancora in corso che ha generato la maggiore crisi per l'accoglienza di rifugiati in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale, tanto che si è ritenuto necessario invocare la Direttiva di protezione temporanea, cioè un insieme di misure straordinarie in soccorso degli sfollati provenienti da Paesi esterni all’Unione Europea.
Quanto sta accadendo non può sottrarci dal rivendicare la necessità di una Europa più unita, più forte, capace di sostenere un modello di coesione interstatuale, nella comune adesione a principi e fini, tra questi la solidarietà e il rispetto per la dignità umana, che hanno caratterizzato la Storia plurimillenaria del vecchio continente.
Istanze e quesiti sull’evoluzione di questa istituzione hanno condotto Parlamento europeo, Consiglio e Commissione alla programmazione di una Conferenza sul futuro dell’Europa, voluta per rilanciare il progetto democratico europeo e dell'Unione europea. L’obiettivo è coinvolgere tutti i cittadini europei e la società civile, non precludendo una revisione dei trattati fondanti dell’UE stessa, considerando che la loro ultima revisione risale al 2007 con la firma del Trattato di Lisbona. Le quattro componenti della Conferenza sul Futuro dell'Europa, il comitato economico e sociale ed il comitato delle regioni si sono riunite nell’ultima sessione plenaria tenutasi il 29 e il 30 aprile, dando il via libera per inserire le 49 proposte elaborate dai gruppi di lavoro nel documento finale, che verrà presentato durante la cerimonia della Giornata dell'Europa.
Ripensare oggi la cornice entro cui inserire e definire l’Europa del domani non può prescindere dal tema della formazione e dell’istruzione. Una nuova generazione di cittadini consapevoli di cosa significhi essere europei, a partire anzitutto dal garantire uno spazio d'istruzione inclusivo, al cui interno tutti i cittadini dell’Unione Europea, anche quelli nelle zone rurali e remote, abbiano pari accesso a un'istruzione di qualità e all'apprendimento permanente. Formare coscienze critiche impone la capacità di dare gli strumenti per discernere le fonti di informazione, in un momento nel quale le fake news influiscono nel danneggiare il sistema di comunicazione pubblica.
La pandemia ha cambiato le nostre esistenze e lo stile di vita, in primis attraverso un maggiore rispetto per l’ambiente, troppe volte considerato elemento secondario e che oggi ci restituisce gli esiti drammatici di decenni in cui il business as usual ha prevalso su ogni altro interesse collettivo.
Saremo chiamati, ognuno nel proprio ruolo, a dare maggiore fiducia a quegli organismi impegnati quotidianamente a salvaguardare i bisogni e le aspettative di tutte e di tutti.
Alle istituzioni comunitarie affidiamo la sfida del futuro, nella consapevolezza però che sia necessario introdurre maggiori strumenti di partecipazione, affinché si possa ridurre la “distanza” tra i cittadini e l’Unione Europea.
Un’idea di Europa che unisca le tante identità che la compongono è senz’altro necessaria per superare una stagione di crisi che rimette in pericolo l’unità, la pace e la sicurezza comune.
Il prof. Andrea Giuseppe Cerra