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Uno spazio da adibire a orto, parco giochi e zona relax per i genitori: è il progetto promosso dall'Università di Catania nell'ambito del laboratorio "I paesaggi delle mafie" e dal Centro Punto Luce di Save the Children del quartiere catanese
Uno spazio nel quartiere di San Giovanni Galermo da adibire a orto urbano, parco giochi e zona relax per i genitori, il tutto con materiale riciclato: è il progetto "Ortinsieme", promosso dall'Università di Catania nell'ambito del laboratorio d'Ateneo "I paesaggi delle mafie" e dal centro Punto Luce di Save the Children, che dal maggio 2014 promuove nel quartiere attività gratuite per i bambini e i ragazzi quali l’accompagnamento allo studio, attività sportive, laboratori artistici e musicali e altre attività culturali e ricreative.
Gli studenti del laboratorio, organizzato dai dipartimenti di Scienze della Formazione e di Ingegneria civile e Architettura e coordinato dai docenti Roberta Piazza e Filippo Gravagno, hanno proposto ai genitori dei bambini del Punto Luce un progetto di riqualificazione della struttura di via Sebastiano Catania, che ha portato alla realizzazione di un plastico esemplificativo consegnato al sindaco di Catania Enzo Bianco. "Cominceremo a lavorarci con i fondi che ci sono stati offerti da Rotaract e speriamo di consegnarlo alla comunità nel mese di giugno - ha spiegato al magazine "MeridioNews" la professoressa Piazza -. Ci auguriamo che le autorità locali possano darci una mano per mantenerlo".
Alla presentazione del progetto, avvenuta qualche giorno fa nella sede del Punto Luce in occasione della Campagna “Illuminiamo il futuro”, promossa da “Save The Children” al fine di sensibilizzare i territori rispetto all’importanza di offrire opportunità educative, ricreative e culturali a bambini e adolescenti, è intervenuto anche il sindaco Bianco: "E’ un buon utilizzo di una struttura del Comune. Saremo sempre al vostro fianco, come lo saremo per chiunque altro, in progetti così belli".
"L’idea che anima il laboratorio è di far riflettere gli studenti sul significato che può avere il vivere in un territorio caratterizzato dalla presenza della mafia - ha affermato la prof.ssa Piazza-. A tal fine gli studenti sono stati guidati a costruire con la comunità locale (adulti) un orto, simbolo di spazio progettato assieme, laboratorio utile a ripensare al senso dell’appartenenza e della riappropriazione di spazi della comunità. Le attività laboratoriali, che hanno preso avvio lo scorso 7 novembre, hanno previsto una fase di formazione per gli studenti e, successivamente, incontri periodici a San Giovanni Galermo, per fare esperienza di lavoro sul campo con le comunità del luogo".
"La novità del progetto - ha continuato la docente - è consistita nella co-progettazione tra studenti di Ingegneria e Scienze della Formazione e la comunità locale, formata dagli adulti (prevalentemente mamme) che utilizzano il Punto Luce come luogo dove portare i loro figli per attività di doposcuola e di gioco e come loro luogo di incontro. Il quartiere, infatti, manca di spazi aggregativi e il centro è divenuto progressivamente un punto di riferimento per tali mamme. Gli studenti hanno imparato a lavorare e a gestire situazioni di lavoro con adulti, ad animare percorsi partecipativi, a progettare e costruire con loro a partire dalle esigenze della comunità. Lo spirito del progetto è stato quello di avvalersi delle conoscenze e competenze di cui tutti i partecipanti (genitori e studenti) sono portatori, valorizzando ciò che ciascuno sapeva fare, ma al contempo acquisendo nuove competenze grazie al lavoro comune".
"Gli studenti - ha spiegato la Piazza- hanno supportato le mamme nella presentazione del progetto al sindaco, guidandole a una progressiva chiarificazione degli obiettivi che hanno animato le attività di ricerca e intervento (sono state infatti le mamme a illustrare al sindaco il perché del loro lavoro)".
"Tutto ciò - ha concluso la docente - si inserisce nell’ambito di una visione dell’Università come istituzione che collabora attivamente con le comunità locali, progettando a partire dai bisogni delle comunità. Il concetto di community engagement richiede che le attività di ricerca dell’Ateneo siano volte a risolvere i bisogni e le richieste che provengono dalle comunità con le quali l’Università è chiamata a dialogare e ricercare attivamente. L’istituzione del Centro di interdipartimentale di ricerca per il Community Engagement (Cure) ha voluto rispondere all’obiettivo di sviluppare relazioni di attiva collaborazione tra l’Università di Catania e le comunità locali, al fine di generare nuova conoscenza e di produrre reciproco beneficio, a partire dai bisogni che le comunità manifestano".