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"L'informazione religiosa di oggi: molto spazio sui media, ma pochi approfondimenti"

Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, ospite del dipartimento di Scienze umanistiche nell'ambito del corso in Giornalismo culturale

14 Aprile 2017
Alfio Russo

“L’informazione è cambiata e, prendendo come punto di riferimento gli ultimi 50 anni, posso confermarlo con certezza. E’ diventata multimediale, in rete, ma anche individuale con accesso nel sociale”. Con queste parole don Giuseppe Costa, originario di Gela e per anni docente nell’Ateneo di Catania, è intervenuto all’incontro dal titolo “Informazione e cultura religiose” organizzato, nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, nell’ambito del corso di Giornalismo culturale tenuto dalla giornalista Maria Lombardo.

“Nonostante la crisi recente del cartaceo e il regresso del 10% negli ultimi anni del multimediale negli Stati Uniti, tutto il settore informativo tra crisi economiche e globalizzazione ha contribuito a un cambiamento epocale - ha spiegato il docente dell’Università Pontificia Salesiana e giornalista -. Guardando al mercato editoriale internazionale – di recente sono stato ad una fiera del libro a Los Angeles, e poi a Milano per promuovere il diritto d’autore del papa regnante e precedente – posso confermare il calo del mercato editoriale, mentre quello del libro religioso da 10 anni è in crescita. Occorre precisare che i libri devozionali o liturgici vanno sempre bene anche se non entrano nelle graduatorie internazionali dell’editoria”.

E sulla cultura e religione, don Costa ha precisato “che sono soggette a continue modifiche” e che “l’informazione deve avere un ruolo di equilibrio di verità perché, nonostante la crisi, deve essere brava a giocarsi le chance per far vedere che è capace di fare selezione, di informare per una coscienza critica migliore del lettore”.

Sui temi religiosi il docente ha evidenziato come “lo spazio dedicato si è allargato prima solo in riferimento alle notizie delle visite del papa, poi con il Concilio Vaticano II la teologia è approdata nei giornali con la creazione della figura del giornalista vaticanista e i primi che seguirono il Concilio furono giornalisti di grande valore”. “Successivamente con l’allargamento della informazione religiosa è diminuito l’approfondimento. Oggi ci troviamo un’informazione religiosa molto ampia come spazi, ma superficiale o troppo schiacciata sulle cronache così che il tema trattato non è mai approfondito come merita. Si tratta di un limite del giornalismo religioso di oggi” ha spiegato il giornalista religioso.

Sulla “comunicazione” di papa Francesco, invece, don Costa ha evidenziato “il cambiamento della terminologia, oggi abbiamo una comunicazione più immediata, più frontale, che favorisce l’acquisizione di determinate idee anche se devono essere inserite in un contesto ben preciso”. “Con papa Benedetto XVI, invece, e soprattutto con il suo linguaggio teologico è stata data più dignità agli intellettuali cattolici attraverso lo studio della teologia migliorando il dialogo sulla religione come scienza e razionalità”.

In chiusura il dialogo con l’Islam. “E’ un dialogo che va intensificato e chiarito per l’’Islam in Italia viene identificato con gli immigrati, con il terrorismo, cose che non sono reali anche se la cronaca immediata ci spinge a questa interpretazione” ha aggiunto don Costa. “Al tempo stesso l’Islam ha bisogno di conoscere il cattolicesimo, di capire il grande rinnovamento del Concilio Vaticano II in materia di diritti umani e di difesa del Creato, dell’ecologia che una volta non era patrimonio del mondo – ha concluso il direttore della Lev e curatore della comunicazione istituzionale della Santa Sede -. Grazie a papa Francesco e all’impegno dopo il Concilio c’è stato un cambiamento, merito del cattolicesimo. Non si può pensare più alle crociate. Ho girato tutta l’Africa e posso affermare che in molti posti il cattolicesimo ha ruolo umanizzante”.

Sulla stessa linea anche l’Imam della moschea storica di Catania, Mufid Abu Touq, che ha spiegato “come anche l’Islam sia molto vicino alla Chiesa nella tutela del debole e contro alla legge del più forte, della giungla”. “Purtroppo – ha aggiunto l’Imam - l’informazione di oggi non definisce nettamente la notizia, subisce il parere politico o anche religioso che influenza la notizia che, invece, deve essere pura. Poi è il pubblico che deve giudicare la notizia. Noto sempre che i fatti in Medioriente vengono raccontati diversamente in Italia e tutta questa pubblicità contro l’Islam danneggiano le persone buone dell’Islam stesso. Se mettiamo in comune tutto ciò che ci unisce la gente può solo migliorare. Dobbiamo considerare che alle tre religioni monoteiste appartiene l’80% della popolazione e le religioni tra loro hanno molti punti in comune. Solo grazie ad una comunicazione interreligiosa, che abbia molti punti in comune, possiamo migliorare il mondo. Tra le altre cose, proprio per i punti in comune che abbiamo, chi offende l’altra religione offende se stessi”.

Temi che da anni sono trattati con diversi incontri, convegni e laboratori dal dipartimento di Scienze umanistiche come ha spiegato la direttrice del Disum, Maria Caterina Paino, alla presenza di Alberto Cicero, redattore del quotidiano La Sicilia. “Il Disum dal 2001 è impegnato nel campo dell’informazione e migliaia di studenti si sono laureati nei corsi della comunicazione – ha spiegato la prof.ssa Paino -. Oggi avvertiamo da parte degli studenti un maggiore coinvolgimento per l’ambito della comunicazione e dialogo tra le diverse religioni”. Un punto su cui la prof.ssa Arianna Rotondo, docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese, è intervenuto lanciando la proposta di istituzione di una “Summer school del dialogo interreligioso”.