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Al dipartimento di Scienze della Formazione si è svolto un workshop promosso dal Centro interdipartimentale di ricerca per il Community University Engagement
Assistiamo sempre più all’arrivo di un numero elevato di minori stranieri non accompagnati (cittadini di paesi terzi o gli apolidi di età inferiore ai diciotto anni che entrano nel territorio degli Stati membri senza essere accompagnati da una persona adulta responsabile per essi) - in gran parte adolescenti, che giungono con un preciso progetto migratorio: migliorare le loro condizioni di vita e crearsi delle occasioni di inserimento sociale e lavorativo.
Come tutti gli adolescenti anche i minori non accompagnati hanno sviluppato, più o meno chiaramente, aree di interesse relative alle professioni, ma spesso la diversità del contesto culturale nel quale sono accolti pone delle difficoltà aggiuntive al loro inserimento lavorativo, in quanto le idee del lavoro e delle professioni che hanno maturato sono fortemente legate al contesto culturale di origine.
Di queste tematiche si è parlato nel corso workshop "L'orientamento per minori stranieri non accompagnati. Percorsi e strumenti", promosso dal Centro interdipartimentale di ricerca per il Community University Engagement (Cure), che si è tenuto nei giorni scorsi nei locali del dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Catania.
"E' necessario accompagnare tali adolescenti in percorsi di orientamento che consentano loro di acquisire conoscenze più precise sul mondo lavorativo italiano ha spiegato Roberta Piazza, associato di Pedagogia generale nel dipartimento di Scienze della Formazione e presidentessa ha aperto il promosso dal centro -, ma è altrettanto indispensabile sostenere gli operatori dell’orientamento a gestire situazioni nelle quali la differenza culturale può ridurre le possibilità di inserimento e integrazione".
"In una logica di impegno nel fronteggiare i problemi che una simile situazione pone (problemi di inserimento per i minori, di riconoscimento delle differenze culturali, di formazione adeguata per i futuri professionisti dell’orientamento e di aggiornamento per coloro che già operano in questo settore), si inscrive l’attività promossa dal Centro Cure - ha continuato la prof.ssa Piazza -. "Grazie alla collaborazione con la Società italiana per l’Orientamento (Sio), - ha sottolinetato la prof.ssa Piazza - l’organizzazione del workshop ha inteso rafforzare le competenze degli studenti e degli operatori del territorio, ma soprattutto concorrere alla riflessione sull’impegno del nostro Ateneo nel sostenere l’integrazione dei migranti. Un tema questo per il quale l’Ateneo mostra già un’evidente sensibilità (sono molte le iniziative di studio e di ricerca sui fenomeni migratori). Un raccordo tra tali iniziative potrebbe definire ancora meglio l’engagement verso la società civile che la nostra università sta manifestando.
L’incontro si è aperto con l’intervento della dott.ssa Paola Magnano, ricercatrice e career counselor, docente a contratto dell’Ateneo catanese e componente del Consiglio direttivo della Sio, che, dopo una breve presentazione delle finalità scientifiche e di ricerca dell’Associazione, ha introdotto il tema soffermandosi sull’emergenza che l’orientamento ai migranti rappresenta oggi: infatti, a fronte di un numero crescente di ingressi da parte di minori non accompagnati, che arrivano con il desiderio di trovare un’occupazione, non corrisponde una percentuale adeguata di interventi finalizzati all’accompagnamento al mondo del lavoro. Oltre al possesso di competenze e conoscenze relative all’orientamento al lavoro (career guidance), che siano scientificamente fondate e metodologicamente efficaci, risulta necessario mettere a punto degli interventi per bypassare le difficoltà legate alle barriere linguistiche e soprattutto culturali.
Il dott. Andrea Zammitti, psicologo ed esperto in job placement, ha incentrato il suo intervento sulla presentazione di un progetto di orientamento da lui realizzato in forma di sperimentazione, nella comunità per minori stranieri non accompagnati “Casa Aylan”, gestita dalla cooperativa Passwork di Canicattini Bagni (Sr). A partire dall’analisi dei risultati, i partecipanti al workshop, attraverso modalità di lavoro partecipato, sono stati guidati nell’individuare i punti di debolezza e le possibili aree di miglioramento del percorso presentato e a partire da queste, invitati a strutturare dei possibili percorsi di orientamento futuri.