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Il progetto di ricerca è promosso dai docenti Venerando Rapisarda e Caterina Ledda del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale
Uno screening sanitario per gli operatori sanitari impegnati nell’emergenza Covid e, in particolar modo, ai pediatri, ai medici di famiglia e agli odontoiatri.
Ad avviarlo l’Università di Catania nell’ambito del progetto di ricerca “SARS-CoV-2 in operatori sanitari: valutazione citochine infiammatorie ed immunità umorale” promosso dai docenti Venerando Rapisarda e Caterina Ledda del settore scientifico disciplinare Medicina del Lavoro del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale (MedClin).
Proprio il 28 aprile scorso è stata celebrata la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, una ricorrenza che, in presenza della pandemia da SARS-CoV-2, ha evidenziato i rischi di chi lavora in ambito sanitario. Gli operatori sanitari, infatti, sono una categoria esposta a numerosi rischi, fisici e psichici e per questo dovrebbero essere più tutelati e supportati ed, inoltre, hanno la responsabilità di assistere i propri pazienti (i cosiddetti soggetti terzi).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, a seguito della pandemia, ha evidenziato come gli operatori sanitari sia la categoria più colpita per numero di contagi e di decessi per Covid-19. In Italia, il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità del 7 maggio scorso riportava che 23.988 operatori sanitari sono stati registrati come Covid-19 positivi.
«Il progetto ha come obiettivi lo studio di siero-prevalenza tra gli operatori sanitari attraverso la valutazione di anticorpi (Ig) di SARS-CoV-2 e lo studio di percorsi specifici dell'infiammazione, al fine di identificare fattori di rischio e fattori specifici protettivi – spiegano i due docenti Venerando Rapisarda e Caterina Ledda -. Lo studio prevede test di laboratorio (ELISA o Chemiluminescenza) che consentono l’identificazione degli anticorpi circolanti per SARS-CoV-2 da sangue periferico, in diversi gruppi di operatori sanitari esposti al rischio di Covid-19».
«Questo tipo di analisi costituisce la base per la futura determinazione dell’ipotizzata “patente di immunità” di cui si sta discutendo in questi giorni – proseguono i due docenti -. Successivamente per parte degli operatori sanitari, in relazione al proprio stato immunitario, verrà avviata ad una valutazione dell’espressione sierica di 40 diverse proteine pro e anti-infiammatorie attraverso una sofisticata piattaforma antibody array, in collaborazione con il prof. Giovanni Li Volti del Biometec dell’ateneo di Catania».
Lo studio è di tipo no-profit, finanziato con fondi di ricerca della Medicina del Lavoro; la partecipazione allo studio è gratuita e su base volontaria.
In prima battuta sono stati coinvolti e continuano ad esserlo, gli operatori sanitari dell’azienda ospedaliera “Cannizzaro”, implicati nell’emergenza Covid-19; peraltro già sottoposti a tampone.
«È stato, inoltre, già programmato lo screening dei medici di Medicina generale, pediatri di libera scelta e altri operatori sanitari a rischio come gli odontoiatri, di fatto sempre in prima linea nell’assistenza sanitaria sul territorio – spiegano i docenti Ledda e Rapisarda -. Queste categorie di operatori sanitari si interfacciano quotidianamente con pazienti di tutte le età e per questo a rischio di infezione. I primi risultati, ottenuti sugli operatori sanitari dell’ospedale “Cannizzaro” sono molto interessanti; in alcuni soggetti asintomatici, con tampone negativo, si è osservato lo sviluppo di anticorpi di immunità a lunga permanenza IgG. Questo dato andrà suffragato da ulteriori indagini e dalla ripetizione dei medesimi test, a distanza di mesi. In modo da stabilire se si possa trattare di una vera immunità stabile contro il virus. Questo dato, infatti, è in fase di definizione da parte di diversi gruppi di ricerca internazionali».
In collaborazione con il dott. Paolo Cutello (direttore sanitario del Centro catanese di Medicina e Chirurgia) e con il dott. Salvatore Alaimo e il prof. Alfredo Pulvirenti (Dipartimento MedClin) è stato sviluppato un software che permetterà l’acquisizione dei dati epidemiologici provenienti dal territorio regionale e trasmessi dai medici competenti operanti in aziende di diversi comparti produttivi.