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Il prof. Marco Platania: «Difficile fare una previsione sulla ripresa del settore, forse nell’estate del 2022»
Una crisi globale: questi sono gli effetti del lock-down imposto dai governi per fare fronte alla pandemia da Covid-19. Gli effetti economici sono simili a quelli che si verificherebbero durante un evento bellico. Anzi, peggio: dalle guerre ci si risolleva molto più in fretta. Invece le conseguenze di questa grande epidemia saranno prolungate per molto più tempo. L’economia italiana sta subendo uno shock di cui è difficile anche stimarne le possibili conseguenze. Secondo L’Istat “…le necessarie misure di contenimento del Covid-19 stanno causando uno shock generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l'offerta sia la domanda”. La recessione del 2008 sembrerà una sciocchezza al confronto.
Lo tsunami pandemico interessa tutti i settori, ma ve ne sono alcuni che subiscono maggiormente l’onda d’urto. Fra questi il Turismo, asset strategico per l’Italia e per la Sicilia, il cui contributo economico è stato tradizionalmente molto importante. Risulta difficile allo stato attuale provare a immaginare percorsi di recovery di fronte ad uno scenario che muta quotidianamente. Ciò nonostante proviamo a costruire qualche breve riflessione sulle possibili vie d’uscita alla crisi del settore.
Prima della crisi
Vediamo innanzitutto da dove siamo partiti. Nel 2019 gli arrivi di turisti internazionali in tutto il mondo sono cresciuti del 4%, raggiungendo 1,5 miliardi. È stato un altro anno di forte crescita, e questo nonostante l'incertezza sulla Brexit, le tensioni geopolitiche e commerciali e il rallentamento economico globale.
L’Italia è il quinto paese al mondo per presenze turistiche con circa 428,8 milioni di notti (e 128,1 milioni di arrivi). Al 2018 il contributo diretto al Pil valeva circa 96 miliardi di euro, con una occupazione vicina al milione e mezzo di addetti. Se consideriamo oltre al contributo diretto anche gli impatti indiretti e indotti, il valore economico del turismo in Italia supera i 227 miliardi di euro, pari al 13% del Pil mentre l’occupazione raggiunge i 3.400.000 occupati (Censis, 53/o Rapporto sulla situazione sociale del Paese).
Sicilia al decimo posto
Scorrendo la classifica delle regioni italiane ordinate secondo il numero degli arrivi, la Sicilia si colloca attorno alla decima posizione (quasi 15 milioni di presenze e più di 5 milioni di arrivi, di cui più della metà internazionali), molto distante dalle stars, prima fra tutte il Veneto, che vale da solo il 16% delle presenze turistiche nazionali. È importante considerare il posizionamento dell’isola nel mercato turistico, soprattutto nel momento in cui si prova a immaginare i futuri percorsi di recovery post crisi. La Destinazione Sicilia soffre da sempre di problemi di governance, non certo attribuibili esclusivamente alla politica. È molto importante precisare questo aspetto, perché qualsiasi strategia ipotizzabile nel futuro necessita di una cabina di regia autorevole e con la capacità di pianificazione nel medio-lungo periodo.
Tsunami Covid-19
Il turismo rappresenta dunque un settore molto importante per il nostro Paese. Ebbene, tutto questo si è cristallizzato: a fine febbraio è arrivato uno tsunami che ha investito vite umane, rapporti sociali e sistemi economici. Alcuni dati possono dare una idea degli effetti del lock-down sul settore turistico nazionale. Uno studio svolto da THRENDS Tourism & Hospitality Analytics, sulla base di tre scenari riferiti alla possibile conclusione della quarantena, delinea per il settore alberghiero una perdita di presenze complessive che vale fra i 126 mln ed i 153 mln.
Per quanto riguarda il trasporto aereo, settore chiave per il turismo nazionale e regionale, fra il 30 marzo e il 5 aprile il traffico totale nel nostro Paese, rispetto allo stesso periodo del 2019, è calato del 93% (Eurocontrol). L’impatto sul turismo è ampio e profondo, proprio per le sue caratteristiche di trasversalità. Oltre alla ristorazione e alla ricettività, la spesa del turista è infatti destinata anche al commercio (inteso come shopping), al trasporto, all’intermediazione (agenzie di viaggio e tour operator) e ai servizi culturali e ricreativi. In Sicilia la crisi trascina con se i circa 50 mila addetti nel turismo di cui circa 35 mila stagionali.
120 azioni strategiche
Quali rimedi? E’ una domanda complessa che rischia risposte banali. Per dare una idea, la rete TRINET (Tourism Research Information Network), un network che collega oltre tremila docenti universitari ed esperti a livello internazionale in campo turistico, ha elaborato un report con più di 120 azioni strategiche da porre in atto nella fase di crisi e in quella successiva di recupero. L’AIEST (International Association of Scientific Experts in Tourism) ha individuato 23 azioni macroeconomiche assunte a livello internazionale da diversi paesi. La complessità del problema e anche collegata all’incapacità di pianificare le risposte di recovery in un contesto in continua evoluzione.
Allora, con una grande dose di ottimismo (e speranza) è possibile azzardare dei possibili scenari per il settore turistico nazionale e regionale. In particolare suddividiamo il prossimo futuro in tre fasi, fra di loro successive.
Gli scenari possibili
La prima è quella attuale. Cosa fare? Certamente occorrerebbero una serie di interventi per gli operatori del settore che cerchino di limitare i danni, con azioni di sostegno al reddito, esonero dal pagamenti di tasse e contributi, sgravi fiscali, ecc... Queste sono azioni evidentemente “difensive”, in parte già progettate da alcuni interventi legislativi del governo nazionale, che però dovrebbero essere accompagnate anche da un atteggiamento proattivo della governance della Destinazione: essa dovrebbe infatti avviare una comunicazione via social, minima, poco impattante, che tenga vivo il vissuto del consumatore sulla Destinazione stessa.
Le imprese potrebbero anche accompagnare la fase di crisi con una comunicazione volta a informare, aumentando così il valore reputazionale del brand. La catena Hilton ad esempio fa fatto sapere, tramite i suoi canali social, di voler donare un milione di notti in camera affinché “healthcare heroes keeping us safe can have a comfortable place to stay between shifts and protect their families back home”.
La seconda è quella successiva alla progressiva riapertura. Dalle notizie apparse sui giornali questa si prefigura distinta in più fasi. È molto probabile che in tale periodo i viaggi a medio e lungo raggio saranno molto limitati. Anche il breve raggio soffrirà ancora, seppur in misura minore. Le esperienze di viaggio saranno effettuate con uno stile di consumo più da escursionista che da turista, evitando quindi il pernottamento. Risulta difficile quantificare la durata di questo periodo, ma è ragionevole pensare che saremo di fronte ad una situazione ancora sensibilmente influenzata dalla paura del contagio.
Turismo ‘distanziato’
Il distanziamento sociale sarà ancora vigente. Progressivamente il numero degli infetti diminuirà, ma saranno possibili contagi da rientro e focolai locali. Sarà determinante anche lo sfasamento temporale delle epidemie a livello internazionale, con paesi che saranno nel pieno della diffusione del Covid rispetto ad altri che ne saranno usciti da poco. Insomma il recupero sarà irregolare. In questo senso, il fatto che l’Italia sia fra i primi paesi europei ad affrontare e forse ad uscire dalla pandemia, potrebbe far sperare in un vantaggio nel prossimo futuro, in quanto Destinazione più sicura.
In questa fase gli operatori turistici dovranno fare i conti con alcuni effetti provocati dalla crisi acuta, come ad esempio la riduzione del monte ferie e della capacità di spesa per molti segmenti di mercato oppure l’indebolimento del sistema di intermediazione. Durante questo periodo non basteranno probabilmente i tradizionali documenti identificativi per viaggiare (passaporto o carta di identità): occorrerà anche una “patente” medica che attesti di possedere gli anticorpi o di aver fatto i tamponi di recente. Ci saranno certamente aree in cui non si potrà viaggiare, né in arrivo né in partenza. In questa fase è molto importante che la Destinazione turistica e i singoli operatori della filiera rassicurino la clientela su tutte le azioni poste in essere al fine di tutelare la salute dei visitatori. Un suggerimento in questa direzione arriva dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha predisposto delle linee guida per la gestione dell'epidemia nel settore ricettivo, che comprendono consigli su varie aree della gestione: dall'accoglienza in reception, alla pulizia e sanificazione, alla prima colazione etc…
Il rebus dei costi
Il costo del trasporto sarà una variabile difficile da quantificare, poiché è lecito ipotizzare che i governi siano costretti di volta in volta ad attivare e disattivare le misure di blocco alla mobilità. Ciò significa che ci saranno opportunità di viaggio che dureranno solo settimane o addirittura giorni, e che i posti messi in vendita dalle compagnie aeree saranno limitati e soggetti a incrementi di prezzo repentini, proprio in occasione dell’apertura di queste finestre. Il viaggio e il soggiorno cambieranno: ciò che porteremo con noi nella valigia, il modo con cui viaggeremo (e i tempi), le modalità con cui fruiremo della vacanza, saranno profondamente diversi rispetto agli stili tradizionali.
Turismo ‘vaccinato’
Infine il terzo periodo partirà dal momento in cui il sistema di vaccinazione entrerà a regime. Anche tale fase non sarà immediata e repentina. Sarà progressiva, considerando che la copertura della popolazione non sarà completata nel giro di qualche mese.
Inizialmente il viaggio domestico sarà il primo a riprendersi: sarà fatto prevalentemente in Italia e sarà di breve-medio raggio, con brevi pernottamenti. Nella maggior parte dei casi il mezzo di trasporto preferito sarà l’auto o il treno. Sarà più facile per le destinazioni turistiche che non presentano rischi di contagio e dove si ha la percezione di un sistema efficiente nella risposta alle emergenze. Il famoso Overtourism sarà dimenticato molto presto: ci troveremo di fronte a turisti alla ricerca di destinazioni in cui vi siano fenomeni di Undertourism. Tutte le esperienze turistiche che prevedono assembramenti o luoghi chiusi verranno viste con sospetto. Il turismo relazionale subirà un profondo cambiamento, così come quello legato agli eventi. Il gruppo di viaggio preferito sarà quello della coppia o della famiglia, proprio per la propensione a continuare mantenere forme di distanziamento sociale. Nella fase di acquisto del prodotto turistico saranno ancor più determinanti gli strumenti digitali, proprio per limitare i contatti diretti. Anche nelle strutture ricettive questa modalità dovrà essere usata strategicamente. Il robot che alla reception ti accoglie non sarà più visto come una esagerazione per gli amanti della tecnologia.
Orizzonte 2022
Questo nuovo scenario si svilupperà nel medio periodo. Probabilmente vi saranno diversi operatori della filiera che verranno espulsi dal mercato perché non in grado di adattarsi o perché messi in difficoltà economicamente dalla fase di crisi più acuta. Quando potremo ritornare ai valori del 2019 non è previsione facile. Forse a partire dall’estate 2022. Ma è certo che la ripresa economica aiuterà soprattutto le destinazioni turistiche con una governance forte, capace di “guidare” questi processi e sfruttare in fondo tutti gli strumenti di policy turistica a disposizione. Dal fondo della curva che descrive il trend sistemico, ed in cui si trovano (o si troveranno) tutte le destinazioni turistiche, uscirà prima chi avrà visione e capacità organizzative e questo slancio potrebbe garantire una posizione sul mercato forse insperata fino a qualche mese fa.
*Docente di Economia del Turismo - Università degli studi di Catania
Emergenza Covid / Il contributo dell'Università di Catania