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Al “San Marco” aprono i reparti di Clinica medica e Pneumologia

Il contributo dell’Università di Catania: tre unità operative per 120 posti letto nell’ospedale di Librino

31 Marzo 2020
Giuseppe Melchiorri e Alfio Russo

Tre unità operative, 120 posti letto, attrezzature e personale medico e paramedico. Un contributo imponente quello che l’Università di Catania ha messo in campo all’Ospedale “San Marco” per l’emergenza Covid. Da ieri, infatti, è stata avviata la complessa macchina organizzativa che porterà, entro pochi giorni, ad ampliare la presenza del Dipartimento di Medicina a direzione universitaria nell’ospedale di Librino, uno dei Covid hospital della Sicilia, con il trasferimento dei reparti di Clinica Medica diretto dal prof. Pietro Castellino e di Pneumologia diretto dal prof. Nunzio Crimi.

«Complessivamente al “San Marco” il Dipartimento di Medicina a direzione universitaria avrà tre unità operative complesse: una di Malattie infettive diretta dal dott. Arturo Montineri, già attiva, una di Pneumologia ed una di Medicina interna per un numero totale di 120 posti letto, quindi una struttura molto grande - spiega il prof. Castellino, ordinario di Medicina interna e presidente della Scuola “Facoltà di Medicina” dell’Università di Catania -. I reparti che verranno dedicati al Covid sono già funzionanti e quindi già attrezzati, attualmente sono occupati dalle Uoc di Chirurgia toracica e Maxillo facciale, ma si debbono comunque trasferire alcune apparecchiature in dotazione alla Pneumologia ed alla Medicina interna come ventilatori, ecografi, monitor, emogasanalizzatori e saturimetri».

«Non è un’operazione semplice attivare 48 posti letto, 24 per ciascun reparto, ma è ovvio che dobbiamo essere pronti in tempi brevissimi – afferma il prof. Crimi, ordinario di Malattie dell’Apparato respiratorio -. Il trasferimento riguarderà anche il personale medico e infermieristico, specializzandi dell’ultimo anno di Medicina interna e Pneumologia, i nuovi abilitati post-laurea e specialisti provenienti dalla Sicilia e anche dal nord Italia, quindi già formati, specialisti della gestione dell’emergenza».

«Al “Policlinico” resteranno attivi i reparti di Medicina Interna, diretta dal prof. Salvatore Santo Signorelli, e una parte della Pneumologia, diretta dal prof. Crimi, che saranno dedicate a pazienti non Covid» spiega ancora il prof. Castellino. «Di questo dobbiamo ringraziare il personale medico e infermieristico che si dividerà tra il plesso “Rodolico” del Policlinico, 22 posti letto per Pneumologia, e il San Marco, altri 24 posti letto - continua il prof. Crimi -. Il personale, da questo punto di vista, è stato sempre disponibile, un dovere in questa situazione di emergenza».

E sul ruolo e sull’importanza del personale medico il prof. Crimi ci tiene a sottolineare «la necessità di garantire la sicurezza nelle fasi di vestizione e svestizione, smaltimento dello sporco e trattamento dei capi perché rischiamo di trovarci non solo con unità in meno in corsia, ma con un soggetto che ha una potenzialità di contagio dieci volte superiore a quella di un soggetto normale, con danni non indifferenti».

Altro aspetto fondamentale per lo pneumologo etneo è la suddivisione dei soggetti positivi e negativi al Covid, da cui deriva l’esigenza dell’attivazione del reparto al San Marco: «È fondamentale distinguere i soggetti negativi al Covid da quelli positivi o sospetti in attesa di accertamento definitivo visto che i risultati dei tamponi non sono immediati. I soggetti sospetti, purtroppo sono quelli più “pericolosi” e non possono ritrovarsi insieme con i pazienti ricoverati per una normale polmonite perché in caso di positività dei primi rischieremmo di contagiare anche i secondi. Questo comporterebbe la necessità di aumentare i posti letto per gli affetti da Covid. In questo contesto è fondamentale il ruolo della Pneumologia e del pneumologo: dobbiamo intervenire preventivamente nelle cure dei pazienti positivi al Covid per ripristinare la funzionalità dell’organo polmonare, un passaggio ad oggi sottovalutato, ma fondamentale perché ci eviterebbe di ricorrere all’intubazione e quindi al ricovero in Rianimazione, i cui posti disponibili non sono tantissimi».

Un tema questo che richiama alla questione della gestione dell’emergenza che per il prof. Castellino «si sta svolgendo in modo abbastanza ordinato anche perché le misure di contenimento e distanziamento sembra abbiano evitato quel picco di pazienti che ha invece messo in crisi la Lombardia».

«Vogliamo essere ottimisti sui dati forniti dall’assessorato regionale alla Salute relativi alla previsione del picco tra il 10 e il 15 aprile in Sicilia – sottolinea ancora il prof. Crimi -. Per questo è fondamentale essere pronti».

«Speriamo che l’afflusso di pazienti, comunque inevitabile, continui in modo lento e progressivo, sarebbe un ottimo risultato – aggiunge il prof. Castellino -. Le criticità sono come certamente avrete sentito la disponibilità di Dispositivi di Protezione individuale (Dpi) in numero adeguato e con caratteristiche commisurate al rischio. Anche per i tamponi i tempi di attesa sono troppo lunghi per carenza di reattivi. I Dpi e la celerità nella risposta dei tamponi sono due fattori cruciali».

«La decisione di dedicare una intera parte del “San Marco” al Covid è importante e fondamentale perché ci permetterà una gestione uniforme e di differenziare meglio i pazienti positivi da quelli dubbi - aggiunge il prof. Castellino -. La fase di accertamento diagnostico è per molti versi la più delicata, perché i pazienti non ancora classificati come Covid possono essere causa di trasmissioni intra-ospedaliere del Coronavirus».

«Dobbiamo sperare che il numero di pazienti che necessitano di ricovero ospedaliero sia inferiore alle previsioni e dobbiamo incentivare le cure a domicilio per i soggetti positivi al Covid quando possibile sia per il paziente stesso, che evita così un percorso ospedaliero, sia per noi medici» conclude il prof. Crimi.

In questa direzione va l’appello del prof. Castellino che invita «la cittadinanza a tal proposito a pazientare e rimanere a casa ancora per un po’, “noi lavoriamo per loro, loro debbono stare a casa per noi” recita uno slogan usato dai medici inglesi. L’Università di Catania è molto impegnata con il suo personale docente e vorrei ricordare il prof. Bruno Cacopardo, ordinario di Malattie infettive, il prof. Guido Scalia, responsabile di tutta la diagnostica di laboratorio, la prof.ssa Marinella Astuto, responsabile della rianimazione, e il prof. Antonello Basile, responsabile della diagnostica per immagini, ma anche dei vertici dell’ateneo, il rettore Francesco Priolo e il direttore generale Giovanni La Via, che hanno fatto moltissimo sia per la didattica, sia per la parte assistenziale».

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